Gli altri erano in spiaggia a prendere il sole, a giocare a racchettoni, a pallavolo o a calcio, io ero in sala giochi a tentare di battere il record sul giro. Ovviamente ci riuscivo, ma il sangue era il mio e lo sperma degli altri. Notevole, ma comunque il punto non è questo.
Il punto è che per me era doveroso continuare a tenere gli auricolari del walkman infilati nelle orecchie anche quando non era necessario perché faceva parte del mio personaggio. E per un'estate intera quegli auricolari hanno trasmesso praticamente solo Life on a Plate dei Millencolin, un disco che allora sembrava una figata, un disco che ascoltato oggi si rivela per quello che è veramente: un'opera piacevolmente inutile. I Millencolin non sanno suonare ma lo nascondono bene, hanno cavalcato ogni moda ed oggi ormai suonano quasi come i My Chemical Romance, però quel disco in fondo è davvero bello. Bullion è un pezzo che non si regala a nessuno ma tutto il disco è pervaso dall'atmosfera “non me ne frega un cazzo” tipica di quel particolare periodo, la stessa atmosfera che si respirava alla Sala Giochi Apollo, dove già allora i videogiochi non erano quelli all'ultimo grido ma nonostante tutto sapevano svolgere bene il loro compito.
Probabilmente oggi sono ancora gli stessi, e prima o poi tornerò a fare qualche partita. Dovrò solo avere l'avvertenza di mascherarmi per non essere riconosciuto. Sarebbe imbarazzante far scoprire alla gente che quello della statua vicino alla cassa sono io.
E comunque i Baseball Annie sono sempre stati meglio dei Millencolin ma non se li è mai cagati nessuno.
Probabilmente oggi sono ancora gli stessi, e prima o poi tornerò a fare qualche partita. Dovrò solo avere l'avvertenza di mascherarmi per non essere riconosciuto. Sarebbe imbarazzante far scoprire alla gente che quello della statua vicino alla cassa sono io.
E comunque i Baseball Annie sono sempre stati meglio dei Millencolin ma non se li è mai cagati nessuno.
Nessun commento:
Posta un commento