domenica 30 maggio 2010

E NON DIRE A ME DI SMETTERE CHE C'È CRISI, CHE PRENDO IL TUO BLOG E LO SMONTO EASY: i più forti siamo noi, e ki ci konosce lo sa.







Wwaaaaammmmm, ppipipipiuuuuuuuuuuuuuum, aaha-haha-haa-a-a-aaahaha, zzzzzuuuuuwwwwwaouuuuuzzzzzzzzzz. La mia Porsche targata Londra ha preso il volo, e siam partiti che eravamo già arrivati (o forse non siamo mai arrivati e ci siam immaginati tutto). Destinazione profonda provincia bolognese, suonano i dARI. Suonano gratis. Suonano un'ora, un'ora che sembra un giorno. O forse un minuto. Cinque minuti, solo cinque minuti vedrai che delle Panatine ti innamorerai, dei Gemelli Panatta ti innamorerai, di Pizza The Hutt ti innamorerai. Premesso che siamo qui ma non siamo di qui (e rileggi la frase che forse non l'hai capita bene), adesso lasciami in pace cinque minuti che devo spiegare in lingua convenzionale un paio di cose a chi è curioso, e non a te che ti fai le seghe e critichi i dARI senza conoscere nulla dei testi dei Faint, nulla dei testi dei Jaguar Love, nulla dei testi dei (inserire un nome a piacere di un gruppo che suona electro rock e sostanzialmente suona come i dARI). I dARI sono cosa più punk degli ultimi tempi al pari forse di una mangiata di cozze crude appena pescate. Stanno fregando tutti, hanno un cervello e suonano da Dio (Ronnie James Dio, altrimenti dio l'avrei scritto con la minuscola perché io non credo alle favole). Come tutti quelli che dopo i tre anni del punk hanno avuto soltanto il suono dell'eroina per sfamarsi, come un pubblico di tredicenni che è tutta una copertura per fregare la gente, per fregare chi pontifica di cosa è indie e cosa non lo è e poi si straccia le vesti per un Capovilla qualsiasi. 1997, l'anno di nascita del fan medio dei dARI. 1977, l'anno di nascita del detrattore medio(cre) dei dARI. Vent'anni son passati, vent'anni son volati come se la mia Porsche targata Londra fosse una DeLorean. L'eroina adesso è il contrario della minimal tech, è l'esagerazione dell'electro rap, urla di distruzione tipo uoooo! uoooo! uoooo! in "Tutto regolare". È folle ammassate che si demoliscono nel cerchio del pogo, sono i tredicenni che fotografano i dARI e fotografano te che non li capisci. Qui i Misfits e i Daft Punk sono la stessa cazzo di cosa e nessuno li conosce perché a tredici anni nessuno si caga quella roba. Correggimi se sbaglio, io reputo hard anche gli 883. E i dARI sono i nuovi 883, il privè è soltanto un posto dove buttare i giubbotti o limonare prepotentemente, al massimo se è rialzato è un ottimo trampolino per fare crowd surfing a manetta. E tu ti chiedi se è meglio un dj su due giradischi oppure Cadio alle tastiere che sembra una versione glam di Alberto Pernazza? La risposta è: weweweweeewwwwewewewee ("Wale Wale"). Non l'abbiamo letto Frigidaire noi, troppo piccoli, troppo alienati da Bim Bum Bam, troppo alienati da Bonolis che ha abbandonato la lotta sostituendo Luca Laurenti a Uan, la siringa al Percodan. Sappiamo cos'è perché non ci bastava Uan, ma vuoi mettere leggerlo ai tempi e rivederne la cover di Vito Catozzo sul primo disco intero dei dARI? Prendete il pumpin' per quello che è, che tanto nessun tredicenne sa cos'è. È una fase che scorre adesso sotto i piedi e o la prendi o è passata e non ti rimane che una sega. Ora come allora, a tredici anni come a trentatré. Dica trentatré. Trentatré trentini entrarono a Trento tutti e trentatré trotterellando E tirando di speed.

Non si può essere orgogliosi dei dARI perché sono italiani, semplicemente perché loro (e forse qualcun'altro) orgogliosi di essere italiani non lo sono, ma ci sguazzano e stanno fottendo tutti, anche te che non vuoi ammettere che dal vivo spaccano. È un fatto anagrafico e basta. La potenza di avere un fanbase fatto di tredicenni è l'identificazione brutale all'interno di una sottile linea, extra-linguaggio ed extra-territorio, internazionale e anarchica (contro la territorializzazione del web e ogni ordine mondiale, per un sistema informativo massificato targato Mtv e Deejay Tivì). Il sistema ci ha fottuti tutti da sempre, nessuno può fare un cazzo, se non disinteressarsi con gusto come fanno i tredicenni. Senza politica, non quella predefinita perlomeno. Che per i teenagers l'anarchia è un cazzo di tatuaggio sul braccio di Morgan, è sdrucinare lo stramonio dentro al tritaerba. Perché chi ascolta voracemente dARI ha grossi problemi. Minorenni in difficoltà e adulti stravolti dal no future. Caduta libera, in slow motion. Sguardo rallentato e quei quattro pensieri che vorrebbero inalarci dall'alto presi e riempiti di sperma. Piacciano o no, i dARI danno schiaffi in faccia che non avevi mai preso prima. Un giorno o l'altro arriverà l'intervista che abbiamo fatto ai dARI nel dopo concerto, siamo ancora impegnati a sbobinarla ma arriverà. In esclusiva. In anteprima. Come la mia Porsche, come la cena che abbiamo consumato insieme ai dARI alla Giara ad Altedo (BO).

(Ill Bill Laimbeer takes the m/f stand)

Diciamolo pure : Wwaaaaammmmm, ppipipipiuuuuuuuuuuuuuum, aaha-haha-haa-a-a-aaahaha, zzzzzuuuuuwwwwwaouuuuuzzzzzzzzzz, in barba ai critici ancora fermi alla lettura di Apocalittici e Integrati, intellettuali di una certa sinistra che oramai esiste solo nel salotto di Fazio e che giudicano dall’alto delle loro torri d’avorio siamo stati al concerto dei dARI a Baricella.

Provincia estrema: Lester Gang Bangs diceva che la provincia è il serbatoio della purezza rock, infatti questo lo diceva prima di fare dei Lester Gang Bangs con dARIA Bignardi che non a caso è una scandalosa signora di provincia. Fenomeni come i dARI hanno uno spessore intellettuale che è la sintesi degli anni e dei giri per mezzo mondo. Non sarebbe stato uguale stando fissi in Italia, nonostante l'extraterritorialità del web...infatti hanno scelto di suonare alla nostra presenza e di venire a cena con noi alla Giara ad Altedo, sul curvone. I dARI sono degli Alberto Camerini degli anni d’oro, quelli che l’eroina se la facevano in vena e no la fumavano o la sniffavano per far finta che non son tossicodipendenti. Sono il segno di una nuova electro-onda anni 80 che ritorna, perché voi intellettuali non avete mai discusso di come torna l’onda alla fine del riflusso. Dopo averli visti possiamo tranquillamente affermare che sono la versione italiana dei Devo meets Bluvertigo, il futuro abita proprio in loro. Ottimo pop elettronico, rabbia teen, voglia di spaccare…e proprio come negli anni 80 la critica sinistrorsa è in cerca dei suoi Fintillimani El Pueblo Unido e non si caga la pop music: il che significa che si aliena dalla gente, si rifiuta di capirla e stiam vedendo tutti come stiamo andando a finire. Tutti i radical chic e tutti quelli che credono ancora nella presunta superiorità morale e intellettuale della sinistra dovrebbero andare a veder gli aostani e tentare di comprenderli, così facendo vincerebbero le prossime elezioni. Invece no.

Certo,al di là di tutto, background e anni di set in pre-serata, forse hanno avuto anche una gran bella dose di culo. Ma Qualche mese fa Grand Master Flash mi disse che il naturale prolungamento di quello che lui o Bambaataa facevano negli anni 70 non è l'hip hop degli ultimi anni, ma tutta una certa sfera electro-dance che ora sta tornando a farsi sentire. L’unico nome che mi ha fatto in Italia indovinate quale è stato?

Insomma: ci siamo visti il pop in faccia, perché è in concerti come quello che ti accorgi che il pubblico sta decidendo la musica.

Un giorno o l'altro arriverà l'intervista che abbiamo fatto ai dARI nel dopo concerto, siamo ancora impegnati a sbobinarla ma arriverà. In esclusiva. In anteprima. In streaming. Live! Tonight! Sold out! Esplosiva! Esplosiva come la cena che abbiamo consumato insieme ai dARI alla Giara ad Altedo (BO). Abbiamo deciso di fare l’intervista al ristorante, non c’era il batterista perché la modalità era un 3 contro 3, un thriple threat match che manco Macho Man, Hulk Hogan e Ultimate Warrior contro la stable di Ted Di Biase negli anni 80. Pensavamo di dimostrare che eravamo più uomini noi, abbiamo opposto resistenza, non volevamo accettare che in realtà i dARI fossero dei geni e ci avvessero conquistato, e allora da bravi italiani abbiamo deciso di risolvere il problema alla vecchia. A tavola.

Agli antipasti grande sfida Dari vs Accento Svedese:

Arancinette di riso
Nfigghiulata di pomodoro
Nfigghiulata di ricotta
Impanata di spinaci
Impanata di riso e trippa
Panelle di frascatili
Olive schiacciate e condite
Pomodori secchi
Melanzana a ‘stimpirata con la menta

Alla seconda nfigghiulata lo stomaco di accento ha cominciato a fare Wwaaaaammmmm, ppipipipiuuuuuuuuuuuuuum, aaha-haha-haa-a-a-aaahaha, zzzzzuuuuuwwwwwaouuuuuzzzzzzzzzz, dari l’ha avuta vinta facile. E’ uno che mangia tuoni e caga lampi questo qui, altrochè Lighitning Bolt thrower.

Coi primi è sceso sul ring un nuovo ghost writer di Spadrillas, Val “Valient Thor” S., contro il bassista fab, uno che è sopravvissuto all’eroina del 76 e alle paste degli after del Gatto e la Volpe, per cui non c’è stato match, 2-0 per i dARI. Per la cronaca i primi:

Pallottoline in brodo
Riso del pollo ripieno
Tagliatelle alla carruba con bottarga di tonno e arancia

Chiamato a difendere l’onore della crew di Spadrillas contro Cadio il vostro Ill Bill se l’è giocata per ultimo, coi secondi e contro Cadio:

Caponata di melanzane con mandorla e miele
Cavolfiore affucatieddu
Involtino di melanzana
Insalata d’arancia

Canestrato pepato di primo sale
Canestraio pepato stagionato
Ricotta salata stagionata
Cosacavaddu stagionato ragusano

Al canestraio ho cominciato a vedere Jerry Calà che mi dava il suo numero di telefono. Manco il gol della bandiera, manco Italia-Germania 3-1. Manco un Cabrini che sbaglia il rigore: piacciano o no, i dARI danno schiaffi in faccia che non avevamo mai preso prima. 1997, l'anno di nascita del fan medio dei dARI. 1977, l'anno di nascita del detrattore medio(cre) dei dARI. Il sistema ci ha fottuti tutti da sempre, nessuno può fare un cazzo, se non disinteressarsi con gusto come fanno i tredicenni.

La fine non è la fine è l’inizio non è l’inizio, non è un caso infatti che abbiano iniziato il loro concerto sulle note di Super Mario Bros: e tutto il resto, è game over.

(entra Felisatti Tosino, e mo' son cazzi tua)


Come Martin Luther King e il suo “I had a dream”, anche io ho avuto il mio bel sogno. Tardo pomeriggio di un giorno di primavera, sole che si avvicina al tramonto, Dari(o Pirovano) mi rilascia un'intervista bomba, di quelle “tutto quello che avreste voluto sapere sui dARI ma non avete mai osato chiedere”, di quelle che scottano ma per davvero. Siamo in un vicoletto che potrebbe essere ovunque, anche se la sensazione è quella della Londra punk circa 1977, non so nemmeno perchè, saranno i muri in pietra vista color, per l'appunto, fumo di Londra. Chissà cosa mi ha raccontato Dari in quel frangente, perchè adesso non me lo ricordo affatto. Mi ricordo però che dopo l'intervista siamo andati sul campetto da basket che stava lì vicino e abbiamo cominciato a tirarci dei gavettoni in testa, io, Accento Svedese, il Bill Laimbeer e Dario tutti assieme a spappolarci bombe d'acqua sul coppino. Chissà dove erano CaDiO (da non confondersi con CoDiO), Fab e Fasa? Chissà perchè Fasa è l'unico coi capelli al naturale? Ma soprattutto, chissà cosa vorrà mai significare questo sogno? Fatto sta che a vederli, i dARI, ci siamo andati per davvero, sulle note dell'ultimo LCD Soundsystem ma solo perchè in macchina Accento Svedese non riusciva a trovare lo stupefacente Blackjazz degli Shining. Eravamo emozionati, una sensazione pari a quando, ancora imberbe, andai a vedere per la prima volta dal vivo gli Iron Maiden assieme agli Anthrax; lì ero talmente eccitato che arrivai là davanti troppo ma troppo presto tanto che al momento di iniziare il concerto ero già vittima dell'hangover. Ma questa è un'altra storia. Il paese ci accoglie a braccia aperte, l'emozione è palpabile in tutte le persone che incrociamo per strada, il piadinaro è carico come una molla – per l'occasione il menù prevede anche pasta e fagioli che però non ci siamo azzardati ad assaggiare – e persino i banchetti dei cinesi, e le loro stoffe dal gusto quantomeno discutibile, emanano irresistibili onde di positività. Il palco è sontuoso, incastonato tra due palazzine della nuova piazza di Baricella, tra la Camera del Lavoro e un bar di cui non ricordo il nome ma dove fanno un ottimo spritz, e quando noi arriviamo stanno ancora suonando le Charleston, riottose sbarbe di Cesena a cavallo tra Bikini Kill e la posta di Top Girl.

Il pubblico sembra apprezzare, e anche noi seguiamo un po' distrattamente le ultime staffilate delle cinque patatine mentre già ce la ridiamo sotto i baffi e pregustiamo il momento clou della serata. Ed ecco che una coppia di giovani presentatori formatisi alla scuola del Festvivalbar cominciano ad accendere gli animi già belli caldi delle ragazzine – ma non solo! - che scalpitano e urlano sotto al palco (la fortuna di essere anagraficamente più vecchi in questo caso si riduce al fatto che anche in decima fila il palco si vede alla perfezione), sputando frasi del tipo “ho visto CaDiO dietro al palco che non vede l'ora di spaccare tutto” o “c'è Fab che si sta spruzzando l'acrilico viola in testa” e anche i finti-quiz for dummies alla stregua di “come si chiama pure il batterista?” seguiti da boati-Fasa. E non finisce qui, perchè i due fomentatori si mettono a raccogliere a destra e a manca cartelli disegnati dai fan per poi sbandierarli sul palco, e allora via di “noi andiamo per monti e per mari per vedere i dARI”, “caro il mio principe viola, se tu 6 gasato io lo sn più di te “in questo mondo tutto regolare abbiamo cercato l'amore e abbiamo trovato voi” e l'evergreen “dARI we love you”, mentre sullo sfondo un proiettore comincia timidamente a lanciare messaggi non troppo subliminali degli sponsor della serata, robe come Impresa Edile F.lli Barone via Bianchetta 19/7 Baricella o Gelateria Gabbiano Minerbio via Don Minzoni o ancora Patenti Bignami SCONTO FIERA 100 euro sull'iscrizione Patente Moto 200 euro, e via di marketing spinto. Tutta questa intro per cercare di farvi capire, lo so che è dura per chi non l'ha provato sulla sua pelle, il clima di totale euforia che regna in questo momento. Ma ecco che, proprio durante una nostra capatina al bar adiacente per uno spritz al volo, i quattro valdostani entrano in scena. Ed è il finimondo, ci manca solo Tom Araya che dice ai regaz sotto al palco di non farsi male, perchè per il resto è delirio t-o-t-a-l-e! Prima dell'inizio era stata paventata l'idea che questi cantassero in playback o qualcosa del genere, insomma che in un qualche modo simulassero, dubbio spazzato via in un battibaleno dopo il primo “fiko!” con annesse spallucce del non-più-tanto-giovane Dari. La scaletta non lascia spazio a sorprese, le hit del loro Sottovuoto Generazionale si susseguono senza tregua, Wale, Tutto Regolare, Ho spaccato, assieme a qualche succosa anticipazione del nuovo album che verrà (quando?) e di una incendiaria cover della Albertocameriniana Rock and Roll Robot: don't believe the hype, e non credete nemmeno al 1.50 di Rateyourmusic, perchè i dARI sono una band di tutto rispetto. Ok, avranno il ciuffetto emo e faranno cosplay di personaggi che noi pueblo occidentale non conosciamo, si metteranno scarpe abominevoli Fornarina-Buffalo-Zeppe dei Kiss, ammiccheranno spudoratamente al j-rock e useranno il linguaggio sms, ma è mai possibile che solo pochi illuminati – come noi modestamente ci definiamo – capiscano l'immensa portata di questo gruppo? Qui c'è il punk di fine anni '70 e la new wave dei primi anni '80, ci sono canzoni pop dal ritornello super catchy che ti si incastonano nel cervello e non se ne vanno più via: questa si chiama capacità di comunicare, di arrivare al cuore della gente, ragazzini in primis (si, perchè loro hanno il cuore più puro di tutti), e di portare il loro messaggio di amore e fratellanza ovunque, anche nel cuore dell'emilia più paranoica.