La pizza della Pizzeria Caveja di Marina di Ravenna è davvero la pizza che non ti aspetti. Un sabato sera ad orario di punta arrivi in questa strana pizzeria sul lungomare e scopri che è piena di strani personaggi, tanto che ti sembra di essere davvero in quegli infuocati trenta secondi che concludono Worm of the Senses/Faculties of the Skull, traccia numero uno di The Shape of Punk to Come, l'immortale capolavoro dei Refused – disco che ancora oggi sanguina nonostante siano trascorsi più di dieci anni dalla sua uscita. Partono interferenze, scariche, onde radio lontane, echi di The Rhythm is Magic di Marie Claire D'Ubaldo provenienti da chissà dove, e poi come un fulmine a ciel sereno arriva la voce di un vocalist da discoteca di serie Z che in italiano annuncia un fantomatico hardcore-techno megamix della famosa band svedese di house Refused. Il martellone parte subito dopo ed è il delirio, è la calanza. E tutto questo perché
La pizza però è davvero buona. La devi mangiare nel cartone, all'aperto, seduto in terra o su una panchina con altra gente seduta sulla tua schiena, però ne vale la pena. Per amore della scienza noi della redazione di Spadrillas in da mist l'abbiamo provata in due versioni (parmigiana ed ortolana) ed è stata una grande esperienza, di quelle che lasciano il segno: farcitura abbondante, pomodoro che imbratta magliette e tutto il resto, cottura perfetta, qualità prezzo e cortesia, velocità nel servizio e temperatura da fonderia alla cassa fanno di questo esercizio commerciale una tappa obbligata per chi deve andare alla ricerca del divertimento a tutti i costi, ma anche per chi deve svolgere il proprio duro compito di inviato sul campo.
L'unica nota stonata è che nella pizza ortolana c'era un sacco di cipolla, classico ingrediente che in determinate circostanze ti dà quel tocco in più, quel tocco di classe rappresentato dall'alito delle occasioni importanti, l'Alitosi Nazionale (A.N.). Forse ma forse è stato proprio questo il motivo per cui Pernazza e Zonda non hanno voluto concederci un'intervista, fuggendo a gambe levate alle nostre prime domande. Peccato, sarà per un'altra occasione. In futuro staremo più attenti a ciò che mangeremo, anche se alla Caveja potrebbero avvertire che nella ortolana c'è la cipolla, sennò poi sembra che la gente ci voglia boicottare e noi ci stiamo male.
(voto 4 cucchiai su 5)
(Ill Bill Laimbeer is his name and the boys it’s comin straight outta Caveja)
Ero già stato alla Caveja l’anno scorso, ma quella volta commisi l’errore di comprare dal lato friggitoria, che vende a peso. Oltre alla fila biblica (e anche byblos) il risultato quella volta fu di pagare 4 € per una porzione di patatine sì impeccabili ma pur sempre a 4 €. Il lato pizza invece nonostante la poca varietà di scelta si è contraddistinto per la rapidità e il prezzo tutto sommato contenuto, 8 € per una ortolana cotta nel forno a legna, verdure abbondanti e mozzarella da veri uomini, non scarti di produzioni. Considerato che
Tra l’altro alla Caveja in attesa della pizza c’erano anche uno o due dei The Calorifer is very hot, gente che avendo cancellato il loro profilo myspace non fanno più parte della scena, infatti hanno servito prima me e il mio socio, perché la scena siamo noi.
(Voto hotness/coolness: pizzeria molto speciale aka PMS)
Pizzeria Caveja comunque promossa, come sono stati promossi gli Ex-Otago che avevano suonato poco prima all'Hana Bi. Concerto ad orario bagno in mare delle sei e mezza, caldo torrido, Mitch Buchannon, el viento radioactivo despeina los cabellos ma grandi emozioni e grande esibizione. I mammasantissima della Scena Indie Nazionale (S.I.N.) li criticano aggrappandosi ad una loro presunta pochezza dal punto di vista tecnico, però poi si strappano i capelli per i Klaxons che dal vivo non sanno suonare i loro pezzi o per i Ministri che hanno avuto di recente l'onore di uno speciale su Panorama in cui sono stati definiti “la band più cool della scena rock italiana”, ed allora ti rendi conto che c'è qualcosa che non va. Ma dei mammasantissima e degli snob io me ne frego (non in quel senso però) e gli Ex-Otago me li sono gustati, cantati, ballati, vissuti dall'inizio alla fine. E mi sono pure divertito un sacco.
È superfluo dire che quando hanno eseguito The Rhythm of the Night invece mi sono commosso.
(Ill Bill)
Io oltre un dissing di Pernazza contro la pelata di Arturo Compagnoni durante il suo freestyle non ho molto da segnalare, ero troppo impegnato ad evitare le Ill Bill cazzo di fans che mi importunavano quando invece mi sembrava chiaro che gli Ex-Otago a me piacciono in quanto gruppo a favore della brotherood, quella per soli uomini tipo i Brotherhood, di cui Pernazza è un fan.
Durante il concerto volevo prendere la bandiera della birra Corona e mettermela addosso a mò di pareo, poi mi sono reso conto di non aver superato la prova costume quindi ho rinunciato all’idea. I 3 free drink lasciatemi dagli Ex Otago non mi hanno certo aiutato: certo, hanno messo in chiaro le gerarchie ma le 3 schweppes lemon alla spina mi hanno fatto assumere le sembianze di un pallone aerostatico: il mio stomaco in questo senso mi ha fatto capire che la scena è lui, lui che la agita. Come Anthony and the Magic Johnson disse a Spadaccina d’altronde some stomaci are bigger than others.
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