domenica 31 ottobre 2010

Una vita su una ruota sola, elaborando il motorino: anche noi abbiamo l'inviato speciale, e che report, cazzo!









Riceviamo e volentieri pubblichiamo dal nostro inviato Alfonso 'Uomo di Mare' Inoki un report relativo ad una serata-revival dello Zoo Animal Sound di Ferrara, ovvero "essere nel 2002 pur essendo nel 2010, non vergognarsene e pogare duro gli stessi pezzi ora come allora". Luci accese anche di giorno e prudenza, sempre - come diceva Nico Celeghini, uno che c'è rimasto con le paste che vendevano ad Ibiza nel 1988 ed allora ha iniziato a fare il motofilosofo nella trasmissione Grand PomPrix condotta da Andrea Roncato De Adamich. Teniamoci forte, si parte:

Come ogni magazine che si rispetti ha degli inviati speciali, Ill Bill Laimber e Accento 'Puma' Svedese hanno qualche subalterno che visita gli happening della movida cittadina quando loro sono impegnati in eleganti galà o risse sul viale del Lido degli Estensi con gli immigrati estivi milanesi “peccato è tutta petta', per fermare la strage laddove J.Ax l'ha iniziata.

Quella notte era nostra, noi ragazzi dello zoo di Berlino, cresciuti in campagna al sole ad inebriarci dell'olezzo di letame mentre truccavamo i nostri Booster Spirit (shame on riproduzione Yamaha) levando la lana di vetro dalle marmitte in primis, cambiandole totalmente in secondo luogo, perchè della pula ce ne sbattiamo il cazzo, bro.
Seduti sui nostri motori, cappello da pulotto di pelle modello Blue Oyster e giacca con le paillettes, noi bravi perfetti emuli dei Judas Priest diamo fuoco alle pedaline e ci indirizziamo verso l'antro della trattoria da Gianni per un frugale spuntino di spianata di feci per caricarci il giusto ed essere disinibiti nel dancefloor. Perchè è giusto lavorare, ma quando lo si fa in una 'discoteca' un minimo strafatto dell'ingrediente speciale di GG devi esserlo, enough said.
Arrivati c/o il Madam [omissis] si respirava un'aria completamente diversa da quella della nostra amata campagna, ma con forza da condottiero ho convinto la mia troupe ad entrare lasciando i caschi appesi al non-sottosella a penzoloni rasente marciapiede. Cavalletto laterale or die, è una storia di strada con lambrusco e coltelli, non siamo più gli stessi pischelli.
Nella fila delle liste c'erano un sacco di vip, in presa di nostalgia dai vecchi tempi dei primi anni 00, infarinati ancora prima di entrare: ho visto Lapo Elkann con una sempre più graziosa Gina Lollobrigida in minigonna scambiarsi dolci Baci e Abbracci e cioccolatini Fiat con fare insicuro, una sempreverde coppia Luca e Janira Sardella, Enrico Ruggeri con i tappi nelle orecchie (scelta stilistica che deve adottare anche outdoor dopo la deposizione che ha lasciato sul numero del 9 luglio di Chi in cui ammette di non ascoltare musica nuova dall'82) e Gianluca Grignani in gran spolvero che cerca in tutti i modi di rimorchiare Maicol del Grande Fratello. Io, che sono un furbo, non mi faccio soffiare la cosa da sotto il naso prima che Gianluca la finisca subito.

Alfonso Inoki: Gianluca è un piacere vederti qui. Sei sicuro di entrare in un locale che non mette tue canzoni?
G.G.: Ma non dire cazzate! Come può un locale non mettere uno dei miei pezzi? Ne ho scritti almeno 70, senza aggiungere quelli a quattro mani con il buon Enrico e i singoloni dei primi tempi, di penna dell'alluce sinistro di Umberto Tozzi. Dai, non fare il frocio.

A.I.: Sono belle cose da sentirsi dire da un cantautore di successo come te. Come gestisci la tua fama internazionale e il presentarti così tranquillamente in pubblico in eventi del genere?
G.G.: Con il tempo tutto ha un senso, anche il sapore del lamento, come un'ombra dietro un vetro immagino e dall'idea lo sai che io mi agito, perchè a volte sembra solo un gioco ma poi cado giù da un cielo spento, e io col computer io non ci parlo.

A.I.: Parole toccanti. Come hai preso la dipartita di Stefano D'Orazio dai Pooh e l'entrata al festival di Sanscemo di Elio?
G.G.: Non ho molto da dire, è tutta una questione di interessi di quel tiranno della Maionchi. Oh, ma lei sa chi sono io, quando avrà bisogno di fare il botto mi chiamerà, io sono più famoso di Gesù. D'orazio è un bravo ragazzo. Spesso e volentieri frequentavamo la periferia assieme, lui aveva il sogno di trovare un bambino disadattato che fosse un mago col pallone, io quello di trovare la donna della mia vita. Ora chiedetevi perchè io continuo ancora a fare musica e lui si è dato al pensionamento artistico.

A.I.: Ultima domanda prima di farti salire sul tappeto rosso delle star: è amore quello fra te e Maicol, stella mai nata dell'edizione più sfigata del Grande Fratello?
G.G.: No dai ragazzo, i gossips non mi piacciono. Io sono un rocker, ho i capelli lunghi e il giubbotto di pelle. Le ragazzine impazziscono per me, tu hai la barba e i maschietti non mi piacciono ancora, non sono ai livelli di Nek.

Gianluca scappa e non torna più. Noi riusciamo a saltare sul treno delle 7:30 ed entriamo nel Remember Zoo Animali Da Palcoscenico mentre la band sta finendo di suonare. Sembrano gli Styles ma hanno il piglio underground che è marchio di fabbrica della generazione Rockit. Ho già una mano che pesca dalla fondina ma poi ricordo che Halloween è fra qualche giorno e che ho messo il costume da Tomas Millian per metà. Strano, perchè c'erano quattro ebeti vestiti da cecchini che si aggiravano con dei fucili laser a mo' di scenografia.

Ecco il dj set, ecco che parte il ritorno al suono delle origini, aborigeni che costruiscono ruote e Giancarlo Magalli strafatto di bamba che rotola sul dancefloor, luci strobo e fumo che sembra di stare agli eventi salentini a Bologna. Incalza la marcia imperiale di Star Wars coperta da un antro di bestemmie da un ragazzino con gli occhiali neri e la maglietta dei [omissis]. Le cubiste salgono sul palco e parte la battaglia per chi ballerà meglio, Metis Di Meo o Ivan Zazzaroni?

Non ci potevo credere: la massa informe si sposta tutta in prossimità delle transenne e si mette a pogare sulle note di My Generation dei Limp Bizkit, un coro di ragazzini dal pantalone largo alza al cielo il numero di Rock Sound con Fred Durst in copertina prima della liposuzione e della storia con Christina Aguilera. Daniel C. Marcoccia is my co-pilot e ne vado fiero, solo sampler di RS per la musica nuova. Lo speciale Punk lo lasciamo a Giulio The Bastard o ai pischelli con i coltelli, due esempi di società negativa della periferia che hanno scelto la musica invece della droga, sbagliando.
Passa in rassegna tutto il carrozzone nu-metal: Korn, Molotov, Incubus in periodo fregnaccia, Slipknot e il riempipista Killing In The Name Of dei Rage Against The Machine. Il mio fotografo si era immedesimato così tanto che ha gettato la digitale per andare in mezzo ad urlare 'Heil Zapatero' in faccia ad una studentessa erasmus irlandese, cercando di addescarla e portarla l'anno prossimo venturo ai comizi di AN a Mirabello. Purtroppo ha preso picche e i dj per compassione hanno messo i Motorhead. Sembrava di vivere nel 1999.
I ragazzini indossavano le magliette dei Linea 77 e i jeans della Carhartt più larghi di un paio di taglie, senza porsi problemi del gap temporale in cui sono rimasti. Anzi, facendo un pregio del loro essere retrò senza peli sulla pancia. Ci provavano con tutti, uomini e donne assieme, questo solo per dire a quelli del Durex che noi non siamo secondi a nessuno.

Io con il mio taccuino in mano non ho ballato nessuna delle canzoni fino ai Punkreas, che noi ragazzi di campagna li adoriamo e veneriamo. Li avevo visti proprio lì tanti anni fa, quando ero punkettone e mi portavo nello zaino il bong da fumare nei bagni assieme a Dennis Neyo e Linsday Lohan. Madonna, quante volte che ci siamo trovati per strafarci e guardare The Dreamers di Bertolucci. Era il nostro film preferito assieme a XxX, lacrimando ogni volta che smontavamo gli anonimi motorini dei nostri amici per avere il primato scooterista MBK.
Da lì in poi la serata ha virato ad un tema più californiano, con Offspring, Ramones, i richiestissimi Ska-P, i Meganoidi, il Megadrive, la sigla della cedrata Tassoni e andando a ritroso nel tempo si è passati dai Pantera ai Rolling Stones, fino a pescare dal repertorio Motown e una session di valzer e mazurke offerte dal disc jokey del Piccolo Bar Club di Porto Garibaldi. Gran bazza di locale pure quello, ci va sempre mio cugino.
Una vera goduria per le orecchie che speravo non avesse fine. Purtroppo ad un certo punto della serata il lavoro mi ha richiamato all'ordine quando è spuntato il batterista dei Dari che si addentrava nel bagno delle donne assieme ad una cubista. O forse era Gianluca Grignani o Christian Vieri. Non posso esserne sicuro perchè le uniche testimonianze che ho raccolto sono solamente i versi provenienti dalla gogna e a malincuore erano loro che si soffiavano il naso e ansimavano. È autunno, la stagione dei malanni.

Alle quattro del mattino io e troupe ci avviamo verso casa senza casco, dritti alla campagna come dei moderni Clark Kent. Un'altra serata è andata. Siamo pure riusciti a scampare da uno delle Iene per evitare la rissa, che a noi quelli della concorrenza non ci piacciono e ci sputiamo in faccia.
Arriviamo nei pressi di Comacchio due ore dopo, senza aver mai appoggiato la ruota anteriore al suolo. I veri ganzi si fanno sempre notare, non per niente abbiamo fatto colazione con un'anguilla ai ferri e un paio di birre rubate ad agosto al bagno Blue Moon.

Alfonso Inoki leaves the show.

sabato 18 settembre 2010

LA CHIAVE DEL VIC20

















Dopo una lunga pausa estiva siamo tornati, e non ce n'è per nessuno. E siamo tornati con una grossa novità, che cambierà le sorti del mondo musicale italiano (ma soprattutto del nostro conto in banca, il che non è male): il format del nostro programma Cantando Ballando è stato acquistato dalla Rai, che ha deciso di adoperarlo per il prossimo Festival di Sanremo. E dunque, il Festival della Canzone Italiana sarà organizzato sulla falsariga di Cantando Ballando (con ospiti in studio vivi e morti, filmati a caso, playback agghiaccianti, lingue felpate, miraggi) e sarà condotto niente popò di meno che dal grande Gianni Morandi (accostare Gianni Morandi ad una locuzione come “niente popò di meno” è assai pericoloso, ma questo è ciò che passa il convento e mi accontento). Una grande vittoria per il team di Spadrillas In Da Mist, che ha sempre creduto in quel programma e si è sempre impegnato al massimo per promuoverlo. Il fatto che la Rai usi il nostro format per il Festival di Sanremo e scelga un conduttore del calibro di Gianni Morandi ci rende davvero orgogliosi e ci fa capire che alla fin fine chi la dura la vince, a dispetto dei maligni e dei superbi.

Ed abbiamo festeggiato a dovere domenica 12 settembre allo Zuni Club di Ferrara, in occasione del concerto in cui i Uochi Toki presentavano in anteprima esclusiva il loro nuovo disco “Dammi tre parole: Sole Cuore Amore” (non ricordo il titolo esatto, facciamo che è questo e non se ne parli più). C'erano tutti, e tutti erano entusiasti per noi ma soprattutto per il nuovo disco del duo hip-hop italo-milanese, un progetto che anno dopo anno, disco dopo disco, from disco to disco, sale sale e non fa male è riuscito a far parlare di sé e a ritagliarsi uno spazio nel firmamento musicale indipendente italiano. C'era pure Gianni Morandi (che - mentre tutti si divertivano, mangiavano sano ed ascoltavano il concerto - ha smaltito i chili di troppo accumulati durante l'estate nuotando a rana in loop in un canale di scolo generatosi per la rottura delle fognature poste di fronte allo Zuni Club) che, intervistato da noi riguardo ai Uochi Toki (qualcosadi tecnico nel report sul concerto dovremo pur metterlo), ci ha detto:

“Innanzitutto i Uochi Toki hanno un live che spacca, dal primo all’ultimo secondo. Enorme presenza scenica, che danno la merda a qualsiasi altro gruppetto del cazzo sulla copertina di NME o di un Jovanotti qualsiasi.
In 2 hanno la potenza di 20 persone.
E musicalmente parlando, io ci sento Orchestra Bagutti, Boards of Canada, Rino Gaetano Sheerea, Mino Pecorecci, The Knife, Mike D'Antona, Roland Ratzenberger, Klaus Davi, metadone e Kraftwerk. che per me sono tutti dei geni.
Sì, i Uochi Toki son l’Hype, con la H maiuscola, ma non sono nè i Ting Tings commerciali, nè i Justice da pura disco impasticcata.
scommettere per credere.
E a dire la verità i Uochi Toki girano già qualche annetto, e la gente ancora se li caga…

“Dito Mano Piede Unghia Unz Unz” è un bel disco. uno dei migliori finora usciti nel 2010, e chi mi conosce lo sa. Non dire gatto se non ce l'hai nel sacco perchè quello che producono non lo trovo per niente ruffiano, ma assolutamente accattivante.”

Poi il Gianni Nazionale ha proseguito la nuotata, e sembrava molto contento.

E dunque, cosa aspettarsi da un disco nuovo dei Uochi Toki? Cosa aspettarsi da un live di presentazione in anteprima esclusiva Nazionale Senza Filtro (nel senso del film degli Articolo 31 ma anche delle sigarette, tanto per essere nel nostro piccolo veltroniani)?

Il ritorno con il botto o il definitivo passo falso?

Questa è la domanda che tutti si chiedono sul nuovo arrivo in casa Uochi Toki. Uscito involontariamente in anticipo (ah la pirateria! ah la tauromachia), l'album suona come un qualcosa che non te l'aspetti. Nu-metal? beh, già con "Disco Orario Cose Mai Viste" si poteva pensare che si erano discostati dal loro genere "primordiale", ma questo "Lu Sole Lu Mare Lu Divertimentu" lo rinchiude addirittura in un cassetto e ne butta via la chiave. La Chiave il film di Tinto Brass che a dodici anni ti sembrava una gran cosa salvo poi rivelarsi una cazzata nel momento esatto in cui i tuoi genitori ti compravano lo scooter al tuo quattordicesimo compleanno.

E nel cassetto ci sono anche le chitarre accordate in DADGBe, la voce dave-growl e tutto ciò che li ha resi famosi, per dar spazio a tastiere, sintetizzatori e drum machine. Un concept album dai temi impegnati, elettronico e ricco di interludi (almeno 6 cammuffati come tracce)(scritto proprio così, “cammuffati” - perché noi di Spadrillas valorizziamo l'italiano anche quando copiamo le recensioni),ma che riprende anche il cantato rap di Napo (un po' accantonato in Domenica Lunatica). Impegnativo e rischioso, ma allo stesso tempo innovativo: la "Zooropa" dei Uochi Toki, che come gli U2 negli anni 90 (permettetemi il paragone) provano a sperimentare infischiandosene dei successi del passato, del presente e del futuro..

L'album si apre con un doppio interludio che fanno da titoli di testa del "film" che ci attende e subito l'emozionante "Olive verdi fritte all'ascolana alla fermata del treno" in cui le voci di Shimano (una delle special guest dell'album è Mr. Davide Shimano, ossia l'uomo che sta dietro ai cambi delle mountain bike anni ottanta-novanta e ai mulinelli delle canne da pesca – praticamente un eroe dei nostri tempi) e Napo si intrecciano su un tappeto di piano e chitarra con un coinvolgente assolo finale. In "When They Come For Me, The Want Menarmi (Ed Io Corro Forte)" e "Wretched And Queen Are The Same Band, Aren't They?" torna Napo a rappare (in stile Bomfunk MC, direi) mentre il piano di "È sempre bello far piangere un indie" ti fa sbattere le mani a tempo di musica nell'attesa (forse vana) che Gianni Morandi esploda per l'enorme sforzo di nuotare nel guano per tipo tre ore.

La dolce "This Is The End (E Non è Una Cover dei Doors ma dei dARI. Non è la Rai)" fa da intermezzo per “Blackout” in cui Napo prima rappa eppoi urla nel ritornello. La canzone nu-metal dell'album? No, il sound è dannatamente elettronico e new-wawe (scritto proprio “new wawe”, perché noi di Spadrillas quando copiamo le recensioni prendiamo quelle scritte da esperti) che ne fanno l'esperimento forse più riuscito dell'album, trainante e allegro. Allegro ma non troppo, con brio. Sergio Brio, lo stopper della Juve anni ottanta che portava la maglia a maniche corte anche quando la Juve giocava sotto la neve e tutti gli altri avevano i guanti ed il berretto.

"Iridescent" sembra esser uscita invece da un album dei Coldplay o dei Muse, mentre "The Catalyst" (la hit che ha fatto storcere il naso a parecchi fan per sound quasi da discoteca) s'impone come il momento della battaglia finale prima dei titoli di coda che appaiono con l'acoustic ballad "MSN Messenger Is The New Shit".

L'album, influenzato dalle esperienze I Forti di Forte Coraggio e To The Ansaphone dei due leader, tuttavia pecca di durata (solo 47 minuti) ed è potrà essere considerato un po' troppo ambizioso. Non abbiamo davanti "Dark Side Of The Moon", ma sempre qualcosa di interessante da ascoltare. Un album Alternative-pop, che in sostanza permette di capire che l'unica, vera influenza musicale dei Uochi Toki (nonché loro palestra di vita) è stata il videogioco Toki, e dunque i Uochi Toki si chiamano così in onore di quel videogioco anni ottanta-novanta.

Io a Toki ho speso un sacco di soldi, però colui che mi batteva nel ostico campo minato dello sperpero di denaro è un mio amico che rubava i soldi dalla pensione alla nonna poi se li spendeva tutti lì, giocando a Toki. Ed il bello che ad undici anni cambiava cinquantamila lire in monete da cinquecento ed il barista non gli diceva nulla (tra l'altro, il mio amico inseriva tipo ventimila lire in pezzi da cinquecento ed inseriva questa mole di denaro tutta prima di giocare per poter continuare le partite senza doversi nemmeno fermare... una volta arrivò a metterle tutte le cinquantamila, ma guarda caso proprio in quell'occasione andò via la luce ed il barista non gli restituì nulla minacciando di andarlo a dire ai genitori. Due campioni entrambi, sia il mio amico che il barista...), ed ovviamente crescendo è diventato uguale alla scimmia protagonista del gioco (più o meno come i cani che col tempo diventano esteticamente uguali ai propri padroni). E dal vivo i Uochi Toki sono pure meglio che su disco o su videogioco.


(Ill Bill Laimbeer straight outta Sant’anna)

Avrei voluto stupirvi con effetti speciali tipo la rappresentazione grafica di un Teomondo Scrofalo straight outta Via Della Scrofa, Via Gradoli, Via Delle Botteghe Oscure ma dopo aver saltato il canale di scolo dove GGAnni nuotava come un coccodrillo di Pitfall quello del ristorante salentino di fianco se la è presa col primo che passava, anche perché sono uso sempre insultare i fuorisede, Nichi Ventola, Il sud SoundSystem, Edoardo Winspeare, le fighe con le etnies e i baggy panties. E’ capitato così che il tipo è uscito mentre minacciavo di tirare un pasticciotto pieno di merda per distrarre Gianni e poter entrare da Zuni, si è risentito e mi ha fatto aggredire dall’intero pulmann ferrarese “Vota Nichi alle primarie”, che mi ha mandato all’ospedale. All’Ospedale però ho scoperto che su mie pressione son tornati i film di Gloria Guida al posto dei giochi truffa, quindi è una vittoria. Mentre ascoltavo i Uochi Toki pensavo a Toki il fratello di Ken Shiro Wiwa e alla fine è chiaro che è Gesù Cristo. Gli Uochi Toki suonano come quando ti fanno le mosse della scuola di Nanto, specialmente nella persona di Ray quello coi capelli azzurri. Secondo me sono di Alessandria gli Uochi Toki, e si sente. Suoano come la scuola di Nanto, Nando Martelloni, Mc Hammer periodo “Addams Groove”, Gaetano Piorrea insultato dalla curva Fiesole, Egon Von Fustenberg, Kato il motociclista e Necro e i Kraftwerk periodo autobahn meets Lou Reed in Metal Machine Music. Che si sa che Lou Reed si faceva cagare in pancia, e tutto torna. Insomma, sono un gruppo escatologico e escatologico gli uochi toki, vorrei scrivere escatologico ma word me lo corregge automaticamente. Il fatto che sono un gran gruppo è testimoniato dal fatto che mentre suonavano io stavo leggendo Blow Up e capivo, per la prima volta in vita mia, cosa c’era scritto sulle pagine di quella rivista. Che son gente di un certo livello si vede subito, perché hanno una canzone sulla tauromachia, basterebbe quello. E sicuramente hanno visto tutti i primi film di Tinto Brass. Sono la risposta bianca a Massimo Dalek, forse un po’ più intellettuali e un po’ meno necro negro Nekros (inteso come il gruppo punk), e piacciono alla gente che piacciono. E’ rap per bianchi come solo i Dente Di Lupo, Vacilla Ice (word continua a correggermi automaticamente le parole) e appunto Necro e i Neon Phixion hanno saputo fare. Ti riportano al periodo della tua gioventù quando andavi alla festa dell’unità a Copparo a giocare a Toki, Arkan oid, Joust e Super Don Quixote mentre quelli delle case popolari vicine al campo sportivo, se riuscivi a metter le duecento lire prima di loro nel coin-op ti facevano la gag di darti fuoco ai jeans all’altezza del perineo con il gas dell’accendino e usavano gli adesivi “L’Unità è il vostro giornale leggetelo diffondetelo sostenetelo” per attaccarvi un cartello dietro le spalle con su scritto SONO FINCHIO.

Anzi, dal vivo gli Uochi Toki sono pure meglio che la fiamma di un accendino bic svuotato sui tuoi jeans e settato on fire da uno che vive nelle case popolari. Praticamente sono meglio dei Pissed Jeans, vi faran cagare nelle braghe. E tutto torna nel mare magnum dove nuotva Gianni, nel canale di scolo e allo scolo, una malattia che scambierei volentieri perché non la ho mai avuta e so che Maurizio Milani invece sì.

Insomma: anche se non lo ho ascoltato Vantarsi, bere liquori e illudere la donna è un cd della madonna perché in amore la donna vuole tribolare e quando non capisce si innamora. Gli Uochi Toki son dei pirati e dei signor, professionisti dell’amor e dei gamma-idrossibutirrati. Sono gli eredi musicali di un wrestler tipo Richard Rood aka Ravishing Rick Rude praticamente. A buon intenditor vai a fare in culo.


Alcune immagini del concerto, in anteprima esclusiva Spadrillas In Da Mist:





martedì 10 agosto 2010

Vedemmo Capovillla e la rivoluzione ci disse non è morta ci sono nuove idee















(Ill Bill Laimbeer vs. Accento Svedese, scritto a quattro mani ma soprattutto a quattro piedi)

A volte succedono le cose più impensabili. Quelle strane occasioni, incredibili, che pensiamo venire da un altro mondo, come lo Scrondo e come la nerchia di Paolo “italian lupinen” Villaggio in Italian Superman. Frutto pro pro proibito di coincidenze, di giochi misteriosi ed inintellegibili, la cui comprensione non è solo difficile, ma impossibile e dunque improba persino da tentare. Un po’ come fare un film con la figlia di Aragozzini, Marta Flavi e Laura Chiatti (la sorella di Luigi il mostro di Foligno).

Così succede che Nek abbia deciso di querelarci perché in trasmissione abbiamo detto la sacrosanta verità - ossia che porta il parrucchino da un tot di anni – e la rock band italiana più importante degli anni 90 - i Litfiba- ha deciso di organizzare un festival a Carpi in nostra solidarietà per raccogliere fondi e pagarci le spese processuali in nome della libertà di espressione. Che Nek sia un ingrato che ci fa causa per tentare di partecipare all’Isola degli Zombies è dimostrato dal fatto che siano stati proprio i 4 redattori di Spadrillas In Da Mist nel 1998 i responsabili dei 28000 lire di incasso che fece il succitato film Laura Non C’è nonostante le sue posizioni pro-life e prolife benessere intestino (che sono dei grossi inserzionisti del gruppo editoriale L’Espresso e tutto torna) Come se non bastasse non è stato Gianluigi BRondi a scrivere l’unica recensione positiva del film: eravamo noi i ghost writers e anche i ghost whisperers. Vai a far del bene alla gente e vatti a fidare di uno che tra le altre cose è stato coinquilino di Jovanardi e militava con lui nei gruppi universitari di CL ma solo per chiavare e mettere incinta apposta le militanti.

Oltretutto succede che la casa discografica dei Litfiba sia la stessa di Nek ed abbia deciso di impedire loro di organizzare una cosa del genere. Una coincidenza mai accaduta, di quelle da far saltare tutto il festival (a cui hanno partecipato pure Elio e Le Storie Tese e il cadavere di Patti Smith), sempre in nome della nostra libertà di pensiero. Ci teniamo a precisare abbiamo dato il placet alla presenza del cadavere di Patti Smith perché abbiamo una certa propensione alla nekrofilia e perchè volevamo essere sicuri che l’ossuta strega che si proponeva di salvare il rock, blaterando sulla morte presunta del genere e atteggiandosi a profetessa di un revival cristiano e pavoneggiandosi come ragazza qualunque fosse morta. Con buona pace di una certa critica di sinistra sempre pronta ad osannarla e con buona pace di Scarubbi dal quale abbiamo copiato quello che abbiamo appena scritto. Comunque per la cronaca il cadavere di Patti Smith ha voluto essere pagato ma noi in cambio abbiamo sniffato parte delle sue ceneri fino a perdere il controllo degli sfinteri cagandoci addosso)).

Tutto ciò sembrerebbe uno scherzo dello Zio Litibia, ma bello. Rock. Bello. Rock. Bello. Rock. Bello. Rock. Bello. Rock. Bello. Rock. Bello e litigarello. Bello e Giorello. Suonato con compattezza. Senza fronzoli. Super senza fronzoli, come in una memorabile vecchia gag di Benny Hill. Capace di catturare, come le gags di Benny Hill replicate per decine di anni, sempre le stesse, sempre le stesse risate finte e la gente continuava a guardarle anche se quel pederasta di Benny Hill era morto da dieci anni ed era deceduto pure il vecchietto che da lui si prendeva sempre le sberle sulla crapa pelata. Belle come un quadro di Teomondo Scrofalo o come un film tipo Metti che ti rompo il muso aka Suppose I Break Your Neck, che citiamo solo per minacciare velatamente chi ci ha querelato. Laura non c'è, è andata via perché ha sgamato che porti il parrucchino. Nek, è giusto che tu sappia che Laura è andata via perché sei un cesarato.

Rock insomma, anche se i Litfiba non hanno più lo smalto (sulle unghie) ed il carisma di un tempo ma non dimostrano per nulla vecchiaia, bensì una perenne voglia di mettersi in gioco. Gioca Jouer, con Cecchetto davanti e dietro tutti quanti. Un po’ come la riedizione dei vecchi fumetti de Il Tromba quando l’editore della casa editrice Lo Squalo ha deciso di presentarsi alle elezioni con la lista Tromba Su Bandiera mettendo capolista Alberto Tomba, indimenticato eroe protagonista di Alex l'ariete, uno dei film più brutti di sempre grazie, come al solito alla sceneggiatura di Dardano Sacchetti. E questa volta Piero e Ghigo di Tacco hanno deciso di mettersi talmente in gioco dandoje de punta e de tacco con la sora Assunta e la sora Lella che per aggirare il divieto imposto dalla loro casa discografica a difesa del parrucchino di Nek hanno assunto il nome di Litfibia e ci hanno salvato il culo con un'esibizione memorabile, da veri signori che con grande umiltà dopo la tanto attesa reunion hanno rischiato di perdere il contratto con la loro casa discografica solo per difenderci da accuse infondate. E sono anche stati querelati dal Colonnello Gheddafi che a suo parere aveva colto nel cambio nome una sottile presa per i fondelli verso la Libia e per rappresaglia oltre alla querela ha tirato n’altro paio di petardi in direzione Capri (l’aveva già fatto con Lampedusa tempo fa d’altronde). Per fortuna che l’Italiano di Gheddafi lascia ancora un po’ a desiderare così che ha confuso Capri con Carpi. Se l'avesse confusa con Ciampi sarebbe stata bufera, sia che si trattasse di Carlo Azeglio Ciampi che di Piero Ciampi. Non osiamo immaginare cosa sarebbe successo se avesse bombardato gli stabilimenti dove si fabbrica il cibo per cani Chappi (la cui pubblicità era girata a Francolino di Ferrara, e tutto come al solito torno). Probabilmente ritorsioni a base di merda di cane, come in un film di John Waters ma con Gianni al posto di Divine.

Ma parliamo dei Litfibia, perché questa marchetta gli è dovuta.

Sono proprio la semplicità, l'umiltà, la simpatia e la bravura le qualità che rendono i Litfibia una band ancora viva, scalpitante, con qualcosa da dire. Sebbene la storia abbia posto la band di fronte ad un drammatico bivio, Ghigno Fronzulli, il chitarrista e leader storico della band, non ha alcuna intenzione di mollare la presa e lotta insieme a Piero Pelù in difesa dei nostri diritti (e del nostro conto in banca). Prima del concerto quando gli chiediamo chi sono i Litfiba oggi, lui, con una tranquillità quasi estatica, ha risposto: " I Litfiba stasera non esistono perché altrimenti ci fanno causa anche a noi. Stasera siamo i Litfibia, ovvero quelli che vedi in questa stanza". Poi lascia passare qualche secondo, e aggiunge: "Sicuramente siamo una rock band di culattoni raccomandati, più che mai culattoni per questo periodo. Litfibia: ossia, situazione punk, butt-plug and play. Nailed in the ass, gay till I die per dirla alla Gayrilla Biscuits… Fatevi sotto e fatemela sotto". E poi, non contento, ha rincarato la dose: “E per il dopoconcerto vogliamo un po' di quella brown dell'86, quella che te la sparavi ed iniziavi a decollare come un F-16”. Come a dire: non ce ne frega niente, Ognuno segue la sua strada, e non temiamo di certo confronti col conto in banca di una quindicina di anni fa. Poi, già che c'era Ghigo si è addirittura permesso di sciommiottare Piero Pelù, cantando smorfiosamente "Io ci saroaaaaa, con tutto il mio a e n t u s i a s m o a a a a... Wwaaaaammmmm, ppipipipiuuuuuuuuuuuuuum, aaha-haha-haa-a-a-aaahaha, zzzzzuuuuuwwwwwaouuuuuzzzzzzzzzz " . Pierò Pelù non ha minimamente reagito perché sulla schiena aveva l'esercito delle dodici scimmie e aveva ormai perso i sensi. Ghigo era in banana dura come ai vecchi tempi, Piero si è ripreso prima di salire sul palco. Magia di una notte. Notti magiche inseguendo un goal. Il fratello della Nannini che perde nuovamente l’uso braccio facendo violent dancing come fosse ad un concerto dei Madball, Tony Esposito, Tullio De Mauro e Tullio De Piscopo che guardano insieme le repliche di Magic America facendo delle sciarade-gang bang con la Venere Bianca che presenta video hardcore con Dennis Rodman attore/attrice principale. Potenza della lirica dove ogni dramma ha un falso che con un po' di trucco e con la mimica puoi diventare un altro, tanto è che nel backstage è comparso pure Nek con un laccio al braccio e Milly D’Abbraccio che gli ciucciava il cazzo. Nek in fattanza ha definitivamente perso ogni senso del pudore, si è tolto il parrucchino e l'ha posato sopra al pube della D'Abbraccio come per raddoppiare il vello, finzione che diventa realtà e realtà che supera la fantasia. Noi abbiamo fotografato Nek pelato – tanto per chiarire che ogni dramma ha un falso che con un po' di trucco e la mimica può diventare un'altro – ed abbiamo inviato il tutto al nostro avvocato Cesare Previti e alla redazione di Libero. Nek rideva tantissimo, però intanto abbiamo la causa in tasca e a lui non resta che pagare caro, pagherete caro pagherete tutto. “E i soldi per i games chi glieli dà? Dica, nessuno! Dica, nessuno!”, come dicevano Elio E Le Storie Tese ai tempi dei mondiali di calcio in America, mentre tutti guardavano in tv partite inutili ed in contemporanea su Italia 7 andava in onda Colpo Grosso condotto da Carmen Russo Jervolino col marito Enzo Pierpaolo mamma Li Turci Capovilla Vien Dal Mare. “Che sia odio o che sia amore, passerà.”, come diceva Aleajndro Baldi prima di cadere nel dimenticatoio sostituito nel cuore della gente da un Bocelli qualsiasi, in attesa di venire rivalutato e reahabilitato da Lady Gaga, dalla quale noi ci faremo butt pluggare and play molto volentieri, solo per superare a destra e a sinistra il dibattito, con scappellamento a destra e sinistra come fosse antani il solito dibattito “Lady Gag piace a quelli di destra e di sinistra”: sono categorie obsolete. Anzi, diciamo pure che ci faremo volentieri cagare in petto da Lady Gaga, in un video patinato, da lei col chiodo dei Doom. Roba da Vice Magazine, insomma. Ed infatti noi Vice lo sfogliamo solo ed esclusivamente mentre siamo al bagno ad espletare le nostre funzioni corporali essenziali, dunque tutto torna. Torna torna Tornatore, like Tornatore and camorrista, beach beach boys vita da surfista.
E come è stato il concerto una volta che la band è salita sul palco? Questa reunion Pelù-Renzulli (perchè di questo si tratta, anche se alla batteria c'era – incredibile a dirsi – Gringo De Parma manovrato dai due protagonisti del film Weekend con il morto che lo avevano scambiato per Alan Lomax), sotto il nome Litfibia riprende il discorso interrotto dopo l'uscita di Spirito (1994), snobbando di fatto parzialmente Mondi Sommersi e del tutto un disco come Infinito, campione di vendite, ma che rappresentò di fatto la fine del loro sodalizio discografico e amichevole (erano compagni di merende, e condividevano gioie e dolori, donne e motori, sudori e malori. Il Teatro degli Orrori, l'Aratro dei Sudori e anche il Canton Dei Grigioni). A tal proposito ricordiamo di aver assistito alla loro ultima esibizione live in quel di Monza, all'interno di un festival nel 1999, assieme al mio amico Faust’o che mi era appena stato presentato da Massimo Boldi che a sua volta aveva appena coverizzato la sua canzone Poco Zucchero Filato Nero e che ad un certo punto si sono materializzati sul palco tutti assieme inneggiando a Charles Manson, ai Gnarls Barkley a Charles Barkley e ai New York Knicks quando ci giocava Freak Anthony Mason). Come successe a Danny De Vito e ad Arnold Schwarzenegger nel film I Gemelli, Faust'o in quella occasione ha scoperto di essere il fratello gemello diverso del famosissimo dj Frank'o Moraghi ed ha assunto seduta stante il nome di Faust'o Moiraghi, scappando con il suo nuovo fratello ad un rave al Pala J al Lido Degli Scacchi (Faust'o ha fatto il vocalist mentre Frank'o metteva un par di dischi, che bello spettacolo. Altroché Litfibia che stavano per sciogliersi...), mentre il gruppo per cui ci eravamo mossi in massa ci ha deluso parecchio. Concerto da separati in casa, ognuno svolse il suo compito senza interagire con l'altro, come se un enorme muro di plastica trasparente li dividesse e questo il pubblico lo percepì benissimo. Un muro di plastica e di metano, perché erano talmente fatti che emettevano peti rumorosissimi e molto puzzolenti. Dei peti rock, per la gioia dei ragazzi delle prime file. Da questo concerto nacque un nuovo genere, il power metan, ma questa è un’altra storia, torniamo all'esibizione di Carpi.

A 11 anni di distanza, un concerto in onore nostro e di Gianni Minà ma senza alcun brano tratto da Desaparecido: ciò nonostante i Litfibia hanno spaccato, e in culo a Nek e al suo parrucchino (e alle querele de Brest). Musicalmente la band (completata dal bassista Salvatore Bagni, già nei Litfibia nel 1994 prima che Enrico La Loggia bullshit Propaganda due rapisse la salma del figlio per vendicarsi delle sparate anti Andreotti del mitico concerto del primo maggio fatte da Pelù e dal tastierista Federico Segona che poi ha cambiato cognome ed è andato a suonare nei Ministri), si avvicina al suono hard rock boombastico tutto Wwaaaaammmmm, ppipipipiuuuuuuuuuuuuuum, aaha-haha-haa-a-a-aaahaha, zzzzzuuuuuwwwwwaouuuuuzzzzzzzzzz di "El Diablo", punto da cui ripartire se si vuole ricostruire e dare un seguito all'avventura. La scaletta del concerto (n.d.r. copiaincolliamo a caso da una recensione di dodici anni fa, tanto la scaletta è uguale – non ci siamo segnati i pezzi che hanno suonato perché eravamo impegnati a spacciare Roipnol ad una festa dei giovani del PdL che si teneva in una discoteca vicino alla location del concerto) ha pescato equamente dai restanti album. Resta e Ferito (inglobata dentro la lunga Tex) le sole estrapolate da quel capolavoro che fu 17 Re. Suonano metà Litfibia 3 (Ci sei solo tu, Paname, Cuore di vetro, Tex, in una allungata versione con Ghigo protagonista di buoni assoli ed una intensa e provocatoria versione marziale di Bambino cantata dentro una valigia e ribattezzata Kappler Bambino alla fine della quale Piero ha chiesto la liberazione di tutti i detenuti politici e di togliere il divieto ai 18 anni a Cannibal Holocaust perché secondo lui Barbareschi è un eroe del nostro tempo). Il passaggio dalla band anni ottanta a quella del decennio successivo è rappresentato da Desaparecido contenuta in Pirata Pantani, il disco che vide il cambiamento radicale nella musica del gruppo, la fuga sul MortiRolo di Marocco lo e le prime cifre di vendita aumentare notevolmente (la recensione dice proprio “prime cifre di vendita”, sembra scritta da Renato Pozzetto)). Gli anni novanta aprono il concerto con Proibito, mentre in El Diablo Chiappucci, c'è occasione per inneggiare alla cedrata Tassoni (sponsor ufficiale di quel concorrente) e punzecchiare Ratzinger, Reizeger e la memoria di Ratzenberger, in Gioconda, Pelù si lascia andare al suo solito sermone contro il matrimonio, il patrimonio, il mercimonio e il pinzimonio e la notte della Taranta (scambiata per una festa organizzata da Tarantini). La roba che gli abbiamo procurato era buonissima, e sul palco ha fatto un paio di numeri degni dei Rammstein, tipo darsi fuoco con un lanciafiamme senza ustionarsi oppure tirarsi fuori il coso e menarselo di fronte a tutti, tipo Luigi Montefiori in Le Notti Erotiche Dei Morti Viventi nella scena di sesso col cadavere di Patti Smith. Ad un certo punto è addirittura salito sul palco Pete Capovilla, ma le abbondanti libagioni erano già esaurite e lo spettacolo terminato. I tipi della security l'hanno sollevato di peso e scaraventato in mezzo alla folla, al momento risulta disperso e sono stati trovati solo un paio di incisivi, come quella volta al Renfe di Ferrara in cui Pete ci ha lasciato un paio di premolari cadendo sulla fioriera davanti al ristorante cinese Drago D’Oro perché, per non essere da meno del fratello Gallagher quello che si iniettava la birra in vena si era fatto fare un clistere di sakè da Anna Paola Plaster Caster Vegan (la prima groupie sxe della storia). Speriamo che Piero Marrazzo, il conduttore della prossima edizione di Chi l'ha visto, riesca a trovarlo. Siamo molto preoccupati per lui, ma nulla riuscirà a rovinare l'emozione che una grande band come i Litfibia ha saputo trasmetterci.

Non finiremo mai di ringraziarli per tutto ciò che hanno fatto per noi. Musicalmente solo Andrea Mingardi portando a Sanremo Alessandro Bono aveva osato di più.

martedì 20 luglio 2010

I Wemen fanno cagare.























































Stavo pescando al pes gat con Felisatti Tosino quando un aereo di Cronaca Vera, di quelli con la coda, è venuto a invadere il campo gettando anticrittogamici sotto forma di flier contenenti copie allegate di un cd clandestino. Sbigottiti ci guardiamo e raccogliamo l'involucro ancora caldo del culo della gallina: recava la scritta WEMEN e lì per lì anche se siamo dei pescatori di fiume con la terza elementare abbiamo pensato a un refuso ignorante, no vuoi vedere che invece c'è il gioco di parole meterosessuale per indicare il plurale di He-Man? Era effettivamente così, un disco di quelli che trovi nei cestoni all'autogrill quando Pierpaolo Claudiovilla li va a rubare e poi dice di essere satana: eravamo riusciti a cancellarci,a nascondere le bruttezze attorno,a dimenticarci del futuro e del presente, a diluirci in un lungo trip...eppure stavamo bene, gasati ed eccitati e iperattivi, carichi di vita ma mellow. Ci stavan pure Nur e Alex e avevamo creato uno squat da fare invidia a Philopat e alle cricche londinesi del '77, roba forte. "A cosa servirà tutto questo?", mi fa Felisatti Tosino nel trip. "A cambiare il mondo", rispondo io sotto effetto stono. E poi svenne. Chi? Come chi? Tua sorella, quel grande ammasso di arrapamento estivo ed ormoni pompati oltre i 140 bpm. Potrei usare mille parole, ne bastano due: la prima è AWESOME, la seconda è scopare con troppi preservativi, gabber di cartone, limonare con una bambola gonfiabile, impazzire per la sua bocca a cuore che non risponde nè alla madre nè alle amichette. Do it yourself! Si può fare! Il vero fuori non è un altro dentro rispetto a questo dentro. La televisione ha vinto, voi avete perso.