domenica 14 agosto 2011

Gran Calà di Ferragosto aka Spadrillas Summerslam!









Le nostre centinaia (anzi no, migliaia) di fans ci bombardano di email e scherzi telefonici chiedendoci che fine abbiamo fatto e perché non aggiorniamo più il blog. Noi non rispondiamo perché abbiamo talmente da fare che non abbiamo il tempo di rispondere alla posta, figuriamoci scrivere pezzi per il blog che poi tanto parlano sempre delle stesse cose madama la marchesa. Ok, facciamo le figura degli scortesi però le cose stanno così e non possiamo farci nulla. E poi Martin Scortese è una gag troppo bella e troppo da terza media per non piazzarla qui senza che abbia un senso apparente.
La realtà è che vorremmo tanto scrivere e deliziare le platee – chessò - con le recensioni del nuovo de I Cani, del nuovo de Le Cagne, del nuovo dei Casa Del Mirto, del nuovo dei Casa del Mirdo, del nuovo dei Casa del Lardo, del nuovo dei Casa di Lino Lardo, del nuovo dei Casa di Laerte Pappalardo, del nuovo dei Casa del Mitra, del nuovo dei Casa della Nutria il cui grasso lo utilizzavano per fare la Nutella però il nostro nuovo lavoro ci assorbe l'intera giornata e quando sono le nove andiamo a letto dopo Carosello (anzi no, dopo Da Da Da) perché siamo troppo stanchi (anche se più ricchi: ci pagano benissimo, ci pagano in dinari risalenti all'epoca del Maresciallo Tito. Noi prigionieri poi predatori poi prigionieri poi predatori poi prigionieri poi predatori). Bella vita la nostra.
In pratica abbiamo iniziato a lavorare su Mtv assieme a Ciccio Valenti e ci divertiamo un casino. Il programma è la nuova edizione di Trl, che ha opportunamente cambiato denominazione ed ora si chiama “Trl Michele l'Ariete” in onore di un paio di persone che non sto qui a menzionare (o a minzionare). C'è Ciccio Valenti che è una gran figata e intrattiene il pubblico a casa parlando di cazzate tipo scherzi telefonici, oroscopone, sabati sera di fronte alla tv mentre tutti sono in discoteca a divertirsi, costi della politica e beppebrillo.it, e ci siamo noi che presentiamo band emergenti nonché cose ben più mainstream tipo i dARI (che salutiamo). E poi c'è il figlio di Vincenzo Muccioli - che da quando ha dovuto abbandonare la guida di San Patrignano ha il dente avvelenato e si occupa di tendenze giovanili – e ci sono Paola e Chiara che fanno karaoke direttamente dai sepolcri imbiancati della peggiore edizione anni novanta del Festival di Sanremo (infatti l'hanno vinta i Jalisse e la presentava Mike Bongiorno). C'è Mike Bongiorno (o meglio, un manichino con le sembianze della salma di Mike Bongiorno, quello vero non l'hanno ancora trovato) e c'è Amy Winehouse (o meglio, ci sono tonnellate di post patetici che piangono la scomparsa di Amy Winehouse o semplicemente cercano di commemorarla a cadavere ancora caldo, con prosa ampollosa e francamente illeggibile nonché indegna della benché minima attenzione) più mille altre cose che non sto qui a menzionare (o a minzionare, Repetto juvant) perché sta scadendo il tempo a disposizione. La particolarità è che chiunque lavora per il programma (nessuno escluso, dal cameraman all'uomo di fatica, dai presentatori ai presentamucche – la battuta da terza media è per creare tensione nel lettore) indossa con fierezza una t-shirt del sito musicale Ondarock opportunamente macchiata con una sostanza biancastra ed appiccicosa che è maionese e non sburra come tutti potrebbero essere portati a credere (maionese in onore di Francesco Salvi, uno dei più grandi artisti italiani anche solo per canzoni del calibro di Maionese) senza che all'apparenza ci sia un motivo logico. Siamo gente semplice a cui piace divertirsi con poco, e viviamo bene così. E viviamo.
Il primo ospite è stato Jerry Calà che ha ricordato i tempi in cui si faceva chiamare Jerry Laszlo Calà (Laszlo nel senso dell'amante di Stefania Sandrelli ne La Chiave, film di cui Jerry è gran cultore) e recitava in Professione Vacanze, e da lì è stato tutto un crescendo di raudi (abbiamo fatto saltare un paio di volte Calà dalla sedia, che ridere) e cazzate a manovella. Gli altri ospiti devono ancora arrivare, son due settimane di fila che abbiamo Calà in studio ed un po' inizia a puzzare – ma si sa, l'omo è omo e ha da puzzà come diceva quel filosofo casertano che poi non gli si è aperto il paracadute ed è passato a miglior vita entrando immediatamente nella leggenda (o nella leccenda che dir si voglia), ed allora il fatto che Calà inizi a puzzare non è necessariamente un male, anzi. E poi Calà potrebbe chiamare anche Umberto Smaila con suo figlio Trota Smaila (che andò pure ad un reality show Rai di qualche anno fa, dunque è quasi famoso), ed allora sai che canzoni che cantiamo e quante altre settimane di fila con loro due ospiti più uno di scorta ci facciamo. Potremmo pure chiamare Nek, ma siamo in rotta con lui perché ci deve ancora un bel po' di soldi e perché questo sogno di avveri i nostri avvocati devono lavorare ancora un po'. Speriamo bene, sarebbe brutto rovinare un'amicizia così.


(Ill Bill Laimbeer si impossessa della tastiera e della salma di Mike)
Le nostre centinaia (anzi no, migliaia) di fans ci bombardano di email e scherzi itelefonici chiedendoci che fine abbiamo fatto e perché non aggiorniamo più il blog. Noi non rispondiamo perché siamo troppo impegnati a vedere il trailer del nuovo film di Jerry Calà, che è un capolavoro molto più di The Tree Of Life. Non aggiorniamo spesso il blog perchè per fare la trasmissione con Ciccio Valenti siamo pagati e per scrivere su Spadrillas In Da Mist no. Il blog serve come a tutti i blogger per lanciarsi verso i piani alti, perchè noi siamo Pronti Al Seggio, ci vendiamo a tranci al mercato ittico, al miglior offerente e se chiamasse Albertino per proporci di andare a Radio DeeJay ci andremo senza pensarci un attimo. Invece ci ha chiamato Jerry Calà pensando che il Marco che aveva in agenda fosse Marco Balestri o pure il Balestrino (Jerry Calà essendo cresciuto artisticamente a Verona è un grande fan dei gruppi RAC). Invece ero io, che gli dicevo che Marco Balestri era lì con me e che glielo avrei passato, invece ciccia. Anzi, Ciccio, nel senso di Ciccio Valenti che ci ha lanciato nel magico mondo delle trasmissioni estive della Radio di Stato con la R maiuscola. Ogni mattina possiamo fare delle gags da terza media via radio sapendo che siamo pagati per farlo, è una cosa meravigliosa, anzi merdavigliosa come quando il Gran Gallo Enzo Braschi viene beccato nella discoteca dei punk a imbrattare il muro.
Quindi per favore smettetela di proporci di diventare media partners del vostro Festival nell'ex Yugoslavia che abbiamo altro da fare che venire a Novi Sad, che ricordiamo solo per essere stata la fonte d'ispirazione de Gli Spari Sopra di Vasco Rossi. Non ci interessano i vostri files .zip con le cartelle stampa del nuovo flavour of the moment, noi siamo già arrivati, come speriamo sia poi arrivato Alberto Tomba che abbiamo mandato a Novi Sad all'Exit Fest ma che le brevissime di televideo a pagina 299 ci davano arrestato per aver tentato di imbarcare un prosciutto datogli in dono nel 1999 dalla scuola di sci di Asolo che lui aveva gettato a Valle ma che un solerte maestro di sci gli ha restituito. Il nostro prossimo progetto è un remake di Alex L'Ariete sempre con la regia di Marcelo Damiao come l'originale e con la sceneggiatura di Meo Sacchetti, solo che al posto di Alberto Tomba ci sarà il prosciutto lanciato a valle da Alberto Tomba e al posto di Michelle Hunziker ci sarà Caio il cantante dei Peggior Amico.
Insomma, con tutto il parterre de roi e tutte le salme che abbiamo rubato (inclusa quella di Vincenzo Muccioli, quella di Vincenzo Esposito e quella di Tony Esposito), il nostro scopo è quello di fare una telefonata al giorno con Jerry Calà per farci raccontare gustosi episodi di vita vissuta al limite e per fargli degli scherzi telefonici. Gli abbiamo proposto un remake di professione vacanze con lo stesso regista, cioè Picchio De Sisti, indimenticato regista/ allenatore della Reyer Venezia e della Pallacanestro Ferrara. Solo della puntata Nove Settimane e Un Mazzo e solo se ci fa fare la parte dei punks e solo se invece di esser girato a Monopoli viene girato a Lido Di Volano. Jerry ha detto che ci sta solo se Nek e Umberto Smaila travestito da salma di Fred Buongiorno fanno la colonna sonora.
Per Umberto gli abbiamo detto che si può fare, ma con Nek siamo in rotta con perché ci deve ancora un bel po' di soldi e perché questo sogno di avveri i nostri avvocati devono lavorare ancora un po'. Speriamo bene, sarebbe brutto rovinare un'amicizia così.





mercoledì 25 maggio 2011

PISAPIA TUTTE LE FESTE PORTA VIA (Il ritorno di Spadrillas)













(Accento Svedese ed Ill Bill Laimbeer, a quattro mani come al solito)

Dunque, dove eravamo rimasti? È passato talmente tanto tempo che non me lo ricordo più, ma ad occhio e croce eravamo rimasti al fatto che abbiamo dovuto abbandonare temporaneamente il blog perché abbiamo fatto da roadie a Nek nel suo tour interminabile che ha toccato ogni angolo del globo terrestre (non ti dico le scene che abbiamo visto nei camerini nella data alla Rotonda di Lido Delle Nazioni dove era pieno di MILF di Lagosanto reduci dalla sagra della fragola, con Milly D'Abbraccio, Nek col laccio al braccio, la salma di Rob Pilatus dei Milli Vanilli riesumata per l'occasione, Alessandro Nannini col laccio al braccio buono e l'altro teso come le selve di braccia tese e lacci californiani che nemmeno Randy Macho Man Savage, ie come cameraman il camerata Cesare Battisti che planava sopra boschi di braccia tese da Alessandro Nannini che si faceva dello stracchino di Nonno Nanni scaduto comprato dalla Bafiona sul viale del Lido Degli Estensi e Ornella Vanoni. E in quella data Lamberto Tarango Sposini che ti porta roba buona e che poi per poco non ci rimane e fa la fine di Andreotti che gli è tornato su quello che si era calato in passato, Verano Zombie, gli Zeke, Zippo della crew Spaghetti Funk, Zippo panino il supereroe paninaro e la guida al paninaro DOC, my man Lorenzo Jovanardi Cherubini che ha suonato di spalla in occasione delle date nel nord-est, Brian Ferry, Danny Ferry quando giocava nel Messagero Roma di Giuliano Ferruzzi Vien Dal Mare e mani pulite che ha stroncato quella grande squadra e la mano di Alessandro Nannini che infatti è partita nello stesso anno, i ferry boat che nel '91 arrivavano a Bari da Tirana, Tarzana Bertè che non si ricorda più i testi delle sue canzoni e devono scriverglieli a caratteri cubitali, Tarzan Annoni capitano del Torino, Tarzhard di Joe D'Amato e la salma del camerata Mino D'Amato con Mino Bonocuore che fatto e strafatto di stracchino di Nonno Nannini camminava su grigliate di anguilla in salamoia. Un backstage che manco i Pollini Stone (il nostro word ha il t9 della Nokia per qui invece di Rolling Stones scrive Pollini Stone), con Pasquale 'o animale Bruno, Martin Vazquez e la quinta dei Buitre, Butragueno che era un fascista di merda, Stefano Tacconi che votava MSI, Walter Zenga col parrucchino quando faceva le televendite con Hoara Borselli che ora è nello staff di Ignazio La Russa, Ignazio la Trottola, Ignazio Ramonet, Gigi la Trottola, Gigi Maifredi, Gigi il troione quello che faceva l'assessore a Comacchio, Giggi il bullo, Gigi e Andrea, Gino Latino, Giorgio Gabber con due B e chi più ne ha più ne metta – non ho più voglia di proseguire l'elenco e lo tronco qui). È stata una bella esperienza, anche perché abbiamo fatto finta di lavorare tutto il tempo, guadagnato un sacco in termini di soldi e prestigio sociale ed oltretutto abbiamo accumulato un bagaglio di esperienza che siamo sicuri ci saranno utili in futuro. Praticamente siamo pronti per sfondare nel mondo della musica indipendente italiana, che è una burla che ti disturba e tu puoi pure pagare i pennivendoli prezzolati per fare fuori la crew di spadrillas ma noi siamo più forti di Tomba la bomba che getta i prosciutti dal cavalcavia che gli danno quando va a fare le comparsate nelle gare di sci per bambini. A buon intenditor vai a fare in culo, e se moriamo domani come Pantani ci troverai sempre lì, al Motel delle Rose di Canaro sulla statale Rovigo-Ferrara. Comunque: checchè ne possa dire una certa critica indie-snob che gode nel perdere le elezioni e snonna la musica pop: Nek dal vivo se la cava alla grande, è una questione di fantasia. Non roba da poco. Chi crede che per ottenere buona musica bisogna ricorrere ai conservatori non conosce Nek. Lui è un progressista. L'evoluzione della specie passa per accordi e dissonanze, ritmi e cambi repentini, stop and go e una marea di idee, Schizofrenia. Dà pure i numeri. Tre è il numero perfetto? Fuocherello. Visto che per Nek sembra stia andando così. Il tutto ingioiellato sulle ritmiche fantasiose alle quali il suo batterista Alessandro Nannini (tra l'altro, ex batterista dei Def Leppard) ci ha abituato da sempre, e che adessp sono ancora più preziose e decorate. Questa volta, però, ci sono le melodie. Romanticherie di una voce fanciullesca, una creatura deforme che ti sorride beffarda con una lucina nuova negli occhi. Manonegra, Ska-P, Articolo 31, Linea 77 e Prodigy centrifugati senza ritegno dentro un acceleratore di particelle a trazione elettronica. Musica per centri sociali con mobili di pregio, però sentendolo sera dopo sera ti rendi ben conto di una cosa: scrivere di musica in senso stretto non conta praticamente più nulla. E ciò ci ricorda cosa significa farsi prendere per il culo pur rivendicando l'importanza di rimanere leggeri. I dischi escono che sono già vecchi, sentiti e strasentiti, e non solo perché nel mondo della musica ormai tutto è già stato detto e fatto e non si inventa più nulla, ma anche (e qui mi sento quasi quello sfigato di Walter Nudo Veltroni quando in campagna elettorale diceva sempre “ma anche”) perché di fatto cominciano a circolare in rete due mesi prima dell'uscita reale. Ed in virtù di questo, chi ha ancora voglia di leggere di un disco, delle sue caratteristiche tecniche e delle sue presunte peculiarità? Troppo noioso, e poi non ha più senso. Meglio parlare di emozioni che un disco è in grado di suscitare, meglio dire che cosa l'opera è in grado di comunicare anche se questo qualcosa non c'entra nulla con l'argomento di partenza (cosa ho detto? Non lo so. Rileggendomi non riesco a capirlo, ma ad occhio è croce deve trattarsi di qualcosa come “parlare di altre cose, anche solo lontanamente collegate al disco di cui si dovrebbe parlare. L'importante è il messaggio, non il mezzo”). Meglio rider. Meglio Miglio (nel senso di Gianfranco, l'ideologo della Lega che ora è una salma ma anche quando era vivo la differenza di stato non è che si notasse poi tanto).

E quindi come dicevano quei fascisti dei Trètrè l'acqua scarseggia e la papera non galleggia, quindi una domanda Claudio sorge spontanea: con tutto lo yogurt che c'è, c'era proprio bisogno che andassimo a fare i roadies di Nek in motorino cinquantino (su in due: abbiam preso la moto sì, ma senza casco) partendo dall'Esquilino con quel critico indie pentito di Barabba Tomasino Buscetta che ci faceva un bocchino e proprio col motorino abbiamo visto gente che si era persa sul viale di Lido Degli Estensi nel '94 e poi abbiamo dovuto andarla a trovare a Chi L'Ha Visto e Hasta Tosta oggetti tosti per tutti i gosti, l'asta condotta da Ezio Greggio. E quindi la risposta sarebbe: no, non c'era bisogno che andassimo a fare i roadies di Nek ma questo blog non è un albergo e la crew di Spadrillas si Inkazza e si Inkiostro.blogspot.com quindi meglio il gruppo del Nongio sulla porta che Barabba Tomasino sulla porta. Non c'è nessuna salvezza e nessuna redenzione: il sapore del romanticismo decadente di Nek, con commistioni di indie-rock ed echi darkwave marchiati a fuoco da un'attitudine emozioanale sino allo stordimento, necessaria per la consolazione almeno a nostra insaputa (come diceva Peo Pericoli ad Emilio nel '90) di chi ha scelto l'oscurità e si trova ad abbandonare tutto il resto. Nek, tra le note nere dei Joy Division e l'art attack rock di Giovanni detto Gianni (un po' come Giacinto detto Marco) Muciaccia l'uomo di Jo Squillo quando ha fondato il partito rock nel 1980 e ha preso più voti della Vanoni alle Comunali di Milano.Insomma, Nek è un ipnagogico, qualsiasi cosa significhi questa parola ad effetto. Lui stesso ci ha rivelato: “Trovo noioso e finto che un pezzo suoni quasi perfetto. In alcuni miei brani ci sono delle saturazioni dovute alla volontà di non dovermi adattare alle regole del missaggio. Se per le mie endovene è ok, non c'è pusher al mondo che possa farmi cambiare idea”. Ma che cambia? Come direbbe Gene Cazzocrea Gnocchi: Qui prodest? A chi giova tutto ciò?

Ed in virtù di questo, chi ha ancora voglia di leggere di un disco, delle sue caratteristiche tecniche e delle sue presunte peculiarità? Troppo noioso, e poi non ha più senso. Meglio parlare di emozioni che un disco è in grado di suscitare, meglio dire che cosa l'opera è in grado di comunicare anche se questo qualcosa non c'entra nulla con l'argomento di partenza (cosa ho detto? Non lo so. Rileggendomi non riesco a capirlo, ma ad occhio è croce deve trattarsi di qualcosa come “parlare di altre cose, anche solo lontanamente collegate al disco di cui si dovrebbe parlare. L'importante è il messaggio, non il mezzo”). Meglio rider. Meglio Miglio (nel senso di Gianfranco, l'ideologo della Lega che ora è una salma ma anche quando era vivo la differenza di stato non è che si notasse poi tanto). Meglio Scoglio (nel senso di Franco Scoglio, morto in diretta tv e poi emulato vanamente da Andreatta, Andreotti e da Lamberto Bava Sposini).

Anzi: meglio uno spaghetto allo scoglio da Aroldo al Lido di Spina, che poi era anche la fermata della corriera Copparo-Lido Degli Estensi.

E tutto torna.

domenica 27 febbraio 2011

Equipollenza tra Red Bull e Fake Bull: verità o leggenda metropolitana?









Ho perso l'intera tredicesima (e quasi tutto lo stipendio di gennaio, particolare da non sottovalutare) giocando al videopoker ed ora c'ho le pezze al culo. Sono disperato, sono talmente alla frutta che tra le altre cose non posso più nemmeno permettermi di comprare la Red Bull e devo per forza ricorrere a loschi surrogati in vendita al discount chiamati Energy Boost. A volte gli scherzi del destino ti portano anche a grossi sacrifici come questo, sacrifici che poi in realtà nascondono scoperte interessanti ed inattese prese di coscienza.

Sia chiaro, sono felice ma all'inizio è stata molto dura. La Energy Boost non è un tarocco, è di più: è un tarocco creativo, sublime, quasi poetico. Ha una confezione terribilmente simile al quella dell'originale (il blu è più scuro, ma è solo un piccolo dettaglio che nulla aggiunge e nulla toglie al risultato finale) ed un logo costituito da un pitbull rosso che vorrebbe disperatamente essere uno dei tori del marchio della RedBull ma non ce la fa proprio. Il sapore non è lo stesso ma in fondo è molto simile e risulta addirittura estremamente gradevole anche se un retrogusto tipo quello della colla Uhu-Stick che si leccava alle scuole elementari potrebbe infastidire i palati più fini. Il colore è assai strano, l'odore pure ma non fa nulla e la composizione chimica è incerta - nel senso che nelle informazioni riportate sul retro è indicato che c'è la taurina e c'è tanta caffeina, ma potrebbe anche darsi che la taurina utilizzata sia stata procurata chissà come (e chissà dove) e che la caffeina sia ottenuta da fondi del caffè e cose così – e non si sa quali potrebbero essere gli effetti a lungo termine dati da un consumo smodato della bevanda (se per questo non si sanno neanche per la Red Bull, ma almeno dietro ci sta una parvenza di sperimentazione e ricerca, checché ne dicano le malelingue). Sembra addirittura più potente della Red Bull e ti dà una scarica iniziale e la botta si prolunga per diverse ore, ma in fondo è uguale perché sicuramente la fanno con i suoi scarti di produzione.

La differenza tra le due bevande in definitiva la fa il prestigio sociale. Se esci e ti bevi una Red Bull fai un gesto ormai comune e probabilmente finisci pure per risultare un tipo ordinario, mentre se esci e ti bevi una Energy Boost portata da casa almeno fai ridere la gente. Guardano la lattina e ridono, pensano che tu abbia le pezze al culo e ridono, pensano che tu sia un tipo bizzarro e ridono, però intanto ti considerano, acquisti punti ed il tuo prestigio sociale sale alle stelle. Stai sicuro che parleranno di te, e se sei single potrai avere l'opportunità che aspetti da tempo (mentre se sei fidanzato la stima della tua compagna/del tuo compagno aumenterà parecchio, per non parlare dell'autostima se sei un incallito segaiuolo). Bere una Energy Boost è quasi un gesto politico (sempre che la politica abbia ancora un senso nel 2011 in Italia), una dichiarazione di indipendenza, una affermazione del proprio io e della propria personalità, bere Energy Boost è distinzione dalla massa e sprezzo delle convenzioni e delle regole scritte ed orali. Sei te stesso e non ti curi degli altri ma nello stesso tempo te ne freghi della tua salute (e quindi di te stesso) e attiri l'attenzione degli altri. Sembra incredibile ma bere Energy Boost è tutto questo e molto altro. Quasi un miracolo, un miracolo al costo di 50 eurocent in offerta al discount.




(Ill Laimbeer takes the m-f boost)

Per dire quanto la boost è leggendaria come I templari: se cerchi so google “boost+ld” ti viene fuori una roba da autotunning che tra l’altro ho letto meglio il prodotto ed è una roba per colorare il tuo acquario come una macchina da autotunning. Tipo mangiarsi una trekking light, quella roba che ti davano col cambio d’olio. Ecco non è un caso nemmeno questo: l’energy drink che noi di Spadrillas, con spregio del pericolo (d’altronde siamo gli ultimi dei boyscout e Rischio è il nostro secondo nome) abbiamo provato per voi giovedì prima di una partita di basket e venerdì prima di un dj set di Felisatti Tosino e Accento Svedese in cui due delle Pocahaunted bevendola si sono ricongiunte con lo spirito di Enzo Braschi che ora è un capo indiano e hanno fatto poi la fine di Sandy Balestra e Sidonie Lamour. Fate conto che se poi non capite niente di quello che stiamo scrivendo è perché non ci è ancora andata giù: anzi, i ragazzini che poi se la sono bevuta con noi hanno pisciato sul jet-set dell’indie italico e internazionale e hanno squattato la cucina di zuni tentando di friggere il power drink che noi endorsiamo sulle padelline, come della ketavet. Se digiti foto e boost+ld ti compare la ruota della fortuna con Ylenia Carrisi, Milly D’Abbraccio e Mike Bongiorno e Bufalo di Romanzo Criminale. E anche in questo caso non è un caso. Mio cugino l’ha bevuta una volta ed è morto per 2 minuti. Insomma: la boost dell’ld per berla e digerirla ci vuole l’intervento divino. Il colore è tipo olio di macchina, il prezzo 50 cent. Venerdì avevo allenamento a Copparo e me la sono smezzata con un mio compagno che di solito beve quella del lidl (che la fanno a Verona, mentre questa la fanno in Austria: è più di una sicurezza che sta roba se la usavano durante la Repubblica di Salò o quando hanno decretato l’Anschluss): le gambe mi han preso a fare come se le mie and1 fossero diventate le scarpe di Enrico Montesano in Culo e Camicia. E anche questo non è un caso, il grand soleil è l’unica cosa chimica come questo energy drink che nun se batte, dentro oltre a caffeina e taurina c’è della roba di cui fino a giovedì ignoravo l’esistenza tipo l’inositolo, la niacina e l’acido pantotecnico (sicuramene ha a che fare con degli scarti di mine da disegno o con la Panto, che era sponsor di Colpo Grosso): insomma la boost è il megafono liquido di una generazione sull’orlo di una crisi di nervi che uscita dal Ser.T chiede i soldi per il power drink, un iceberg emozionale (qualsiasi cosa queste frasi a caso significhino). Per il basket a Copparo e i dj set pericolosi è indicata perché dà allucinazioni che fanno comparire sul playground i Datura e Ricky Le Roi e in pista Tennis Rodman, Rick Mahorn e Jeff Ruland. Tra l’altro oltre a un pitbull rosso sembra anche un bulldog rosso, che è altrettanto geniale. Con il boost dell’LD le chiacchere stanno a zero: voi bevete pure vodka e redbull pagandola 10 euri, per noi è più forte delle bombe, è la bevanda di Tomba la Bomba quando gettava i prosciutti in valle andando a fare le sagre: altro che il down questo è l’up totale, è un boost da ogni botta un quintale. E’ una questione di attitudine insomma: ci giochiamo la reputazione nei playground e in pista endorsandola, ma sappiamo che questo è il ruolo delle avanguardie come Spadrillas. Bere la Boost è più di un gesto politico: è un gesta bellica. Anzi di più: è un gesta fallica. Sembra incredibile ma bere Energy Boost è tutto questo e molto altro. Quasi un miracolo, un miracolo al costo di 50 eurocent in offerta al discount.

martedì 18 gennaio 2011

Julio Iglesias e Giulietto Chiesa sono la stessa persona, li avete mai visti assieme? (chi dice “stile” e ti lama nella Scena è una iena)














Tempi grami per la libertà di stampa in Italia. La conferma per una volta non è Farina delle scelte di campo e di officina dei sallustri direktori prezzolati dal neomoroso Silvio, ma dall'insospettabile Repubblica, testa di ponte di quella sinistra salentina dentro, che malversa l'informazione e perde regolarmente le elezioni: a piazza Indiependenza hanno censurato addirittura Ernesto Assange, depennando il live report dal concerto dei Pooh. Il decano della stampa musicale non allineata e con la schiena dritta è colpevole, agli occhi di Ezio Massimo Mauro Di Francesco e della sua cricca radical chic che strizza l'occhio ai black bloc appena sorge il sole, di aver scritto quello che tutti pensano, ovvero che Dudi Piersilvio Battaglia, Robi di Kappa Facchinetti e Red & Toby Adriano Canzian siano anche gradevoli su disco, ma in concerto peccano di didascalia, non riuscendo a riprodurre sul palco tutte le frequenze sovraincise in studio dalle loro 32 Ibanez. “Decisione unanime perché incompitabile (sic) con la linea editoriale del giornale”, questo il timbro sgrammaticato dell'ignominia che annulla le voci scomode e dà voce solo al pensiero unico, quello che si ciba del peggior gossip su Rubyn Kanzian -parente di Red, e poi dicono dei favori del sindaco Alemagna- per screditarla lungi dall'essere decisiva nell'imminente campagna elettorale.

Ma da quell'organo libero e senza padroni che siamo, a Spadrillas In Da Mist concediamo asilo ad Ernesto Assange riconoscendo in lui uno spirito critico che (a differenza dei Luca Valfrutta e dei Gino Castoldi Dalai) non ha peli sulla lingua e se li ha non sono i suoi. Vergogna, a quella pubblicazione che anticipa ai propri redattori cosa scrivere, coprendosi dietro i teli Cerati per celare sphrazzi di verità ai propri lettori ciechi e sordi, privi di santi in paradiso.

Benvenuto nella brigata di liberazione nazionale, compagno Ernesto Assange!


Ci vorrebbe Cristiano Lucarelli che dopo ogni gol salutava la curva a pugno chiuso gli ultras del
Livorno, per scrivere certe recensioni. Uno studio televisivo in penombra, una striscia di stagnola, una biro, dell'ottimo crack, polmoni d'acciaio, inquietanti sagomati in bianco e nero sullo sfondo, il goleador livornese che struscia ed aspira ponendosi inquietanti interrogativi. Perché i Bluvertigo dal vivo annegano il loro pantano di filtri ed effetti in un surrogato pulitino dei New Order? Perché Enrico Ruggeri abbandona i suoni in bassa fedeltà per un garage uguale a mille? Perché i quattro Pooh di Bergamo (Steve Ferrone è mero italo-negro, suonare è ben’altra cosa…) vengono descritti dalla stampa come indie intrisi di Silver Rocket e My Scatty Morandy e su un palco ti ricordano i Negramaro e i Comunione On Liberazione? Effetto Pitchfork o meno, sembrava di avere sul palco i Decibel più svogliati, brit-pop-rock con la Cool List di fine anno sullo sfondo e dozzinali universitari che ci passeggiano come ad andar per funghi allucinogeni. E le emozioni? E le passioni? E i fasci che menano peso e poi hanno spazio ovunque, anche fra i libri e al cinema? E Canale Italia che apre sul digitale terrestre Canale Italia Musica e sul suo sito scrive “Canale Italia Musica intercetta un pubblico giovane e dinamico. Una sorta di DJ Television con i video clip delle canzoni più belle del momento integrata con un crawl ricco di tante informazioni” senza che nemmeno si sappia cosa c'entri la parola crawl? In mancanza del bomber toscano, le soluzioni che appaiono agli occhi del mero cronista imbrattacarte sono due. La prima: la stampa musicale (e chi parla di musica in generale, tv comprese) è in mano a un manipolo d’incompetenti che i dischi neanche li sente e scrive nomi e parole a vanvera per i nostalgici di tutto con il peso specifico di niente. O magari i nomi li piazza lì a caso sperando di impressionare ragazzini che questi nomi neanche li conoscono, perché – si sa – il pubblico indie è un pubblico giovane e dinamico che un anno impazzisce per un gruppo e l'anno dopo lo infama e/o lo ricopre di merda, sempre senza essere consapevole che questo gruppo non ha inventato nulla e si è limitato a copiare musica del passato. La seconda: Roby Facchinetti e soci dovrebbero evitare di far dischi che poi non sanno suonare. Studiati e post-prodotti, effettati e spacciati per dogmi, che piacciono ai ragazzi indie ma poi l'anno prossimo non piaceranno più e verranno infamati dalla Scena, pronta ad accogliere un nuovo clone da ricoprire di merda al prossimo giro. Comunque la si pensi, questa resta una storia di merda. Italia di merda,come cantavano i Cripple Bastards mentre qualcuno del loro pubblico si faceva in vena poi si lanciava nel pogo. L'unico pubblico genuino è quello lì.

Ci vorrebbe Selvaggia Lucarelli per scrivere certe recensioni. Ci vorrebbero più Morgan nella critica musicale italiana. O forse anche solo la roba che si è fatto Enzo Baldoni e Castoldi detto appunto Morgan nel suo studio: una bella pera (o una Peroni) in penombra (o in perombra, o in peritonite, o una soluzione di perossido di azoto come si faceva il mio amico Ebrezza quando stavamo in panchina nella locale squadra di basket di Copparo), per arrivare a vedere della roba tipo quattro cinegri inquietanti e scambiarli per Kato l’assistente dell’ispettore Closeau che mette su un gruppo trendy di cui arriva anche a parlarne un giallista della bassa parmense su radio deejay? Perché come si chiedeva Elio se la mucca fa “muu” il merlo non fa “mee”? Perché i Blanc Dogs dal vivo annegano il loro pantano di filtri ed effetti in un surrogato pulitino dei New Order, per dire una frase copiata a caso da un pezzo a caso che ci sta tutta? Perché Crystal Waters e Roger Waters abbandonano i suoni in bassa fedeltà per affittarsi un garage uguale a mille altri per tentare di importare il crack sulla riviera romagnola? Con tutti gli yogurt che c’erano c’era proprio bisogno di Yoplait? La risposta a questi inquietanti interrogativi non è su Rieducational Channel, ma ci vorrebbe di certo una riforma alla Pol Pot con Morgan ministro e i Ministry Ministri, una riforma veramente rieducativa. I nuovi Pooh con Steve Ferrone (uno che ha suonato con Duran Duran, Metal Carter, Claudio Baglioni e Scritti Polittti, che sembra l’unica cosa falsa di sto pezzo invece è tutto vero, lo ho appena scoperto su wikipedia e posso far finta di averlo saputo da sempre) vengono descritti dalla stampa nella loro svolta indie, intrisi di Jesus And Paul Chain e My Bullet for My Valentine e su un palco ti ricordano i The La’s e i High On Fire? Effetto Pitchfork o meno, sembrava di avere sul palco i Creeps dopo la pace coi Bloods dopo la rivolta di Los Angeles del 1992 quando Ice T si esaltava, solo più svogliati, brit-pop-rock con la Cool List di fine anno sullo sfondo e dozzinali universitari leccesi di cui è già stato detto più volte in questa sede che ne abbiam piene le palle di loro come di Vendola d’altronde, che ci passeggiano come ad andar per funghi. In mancanza di Selvaggia Lucarelli e soprattutto delle sue tette, le soluzioni che appaiono agli occhi del mero cronista imbrattacarte sono due. La prima: la stampa musicale è in mano a un manipolo d’incompetenti che i dischi neanche li sente e scrive nomi a vanvera per i nostalgici di tutto con il peso specifico di niente. La seconda: Dodi Battaglia e Dodi Al-Fhaied e soci dovrebbero evitare di far dischi che poi non sanno suonare perché gli si stacca il catetere. Studiati e post-prodotti, effettati e spacciati per dogmi. Comunque la pensiate, questo resta un paese per vecchi in cui Steve Ferrone ci fa quasi la sua porca figura nel tirar a campare, e ci sta tutto che dagli Scritti Politti sia approdato ai Pooh. Tutto torna: Skank Bloc Bologna, sappiamo benissimo cosa significa “pooh” in inglese, aggiungeteci Gianni Moranti e per forza che finiamo a parlar di merda. L’unico pubblico genuino oramai è quello che mangia la merda perché non può mangiare il riso. E allora capiamo perché a inizio carriere Ferrone ha suonato anche con il Gianni Morandi nel suo periodo più eversivo, non a caso copiato da GG Allin. Insomma: comunque la si pensi questa resta una storia di merda.

domenica 2 gennaio 2011

A sorpresa siam tornati: buon nano dalla redazione di Spadrillas. Per un 2011 con i fiocchi.

"L'Italia è un paese giovane", diceva Lino Toffolo in una trasmissione musicale di cui non ricordo il nome che conduceva negli anni ottanta su Canale 5, "se parliamo di festival". Un Paese in cui la cultura dell'evento musicale partecipato e condiviso sta iniziando ora a crescere e fiorire come papaveri da oppio, in senso europeo, come quei mostri sacri del genere quali Sziget, Festival Internacional de Benicàssim o l'inarrivabile Glastonbury (Ferrara Sotto Le Stelle non lo metto perché è a Ferrara e non a Milano, ed io sono un culattone raccomandato che è andato a Milano per svoltare e ce l'ho su con tutto ciò che non è Milano). Non esiste cultura giovanile che non abbia il suo festival di riferimento, ma ha ancora senso stare a parlare di cultura giovanile nel 2011? Son solo seghe mentali, ma tant'è. Per gli hippies, c'era Woodstock. Per il Sindaco del Metal c'è il Gods of Metal. Per gli amanti della techno, c'è I Love Techno. E per la musica italiana? Ora c'è il MI AMI, il festival organizzato da Rockit, che in 6 anni ha fatto girare più di 500 gruppi di (nuova) musica italiana che ripetono in piccolo i tic ed i difetti della vecchia musica e pertanto sono più vecchi della vecchia. Quella ancora non codificata, senza un codice di riferimento, senza un riferimento, senza un ferimento, senza un fermento, senza il mento, senza un braccio, accio accio, calcolo renale, fistola anale, vaglia postale. Forse senza un santo a cui votarsi. Santo Trafficante shoot the benpensante killing me softly with your musica pesante.
Ci siamo chiesti dunque se questa esperienza potesse essere una rottura nel tran-tran del mercato della cultura, del bunga-bunga della prostituzione culturale e delle marchette a buon mercato ai gruppi che vogliamo promuovere perché amici degli amici. Se si trattasse di un momento di intrattenimento puro e sterile o una risorsa-laboratorio per cambiare vite e direzioni, se si trattasse di un porno andrebbe ancora meglio. Il risultato è "L'anale che mi porto dentro vuole te, in tutte le posizioni". Una ricerca che abbiamo svolto con Alberto Stasi sul ruolo che i festival svolgono nel contesto culturale e di consumo nel nostro paese. Sulla capacità dei festival di risvegliare la parte pura di noi che la società assopisce e stupra (cazzo vuol dire poi, l'ho scritto perché faceva strano ed alternativo). Live, interviste, chiavate, percorsi che restituiscono un'Italia civile, sociale e viva. Oltre che una scena di musicisti che ha saputo razionalizzare il proprio percorso. Buona visione!