domenica 14 marzo 2010

IT WAS JUST ONE OF THOSE DAYS: Solidarietà a tutte le discoteche che chiudono per colpa dei mali della società, e solidarietà a noi.










Ho visto dare il Sinatra per spacciato tante volte. Ma è quando viene messo all’angolo che il Sinatra riesce a uscire dalla corda e mettere a segno il colpo del ko. Non a caso ieri il direttore artistico del locale (uno dei nostri, tra l'altro) ha detto di esser talmente carico da sentirsi pronto a battere Carnera (che infatti è morto e sepolto da un bel pezzo, e dunque è facilissimo da battere). Il Sinatra sale sul ring elettorale (perché dietro la scandalosa sospensione di dieci giorni ci sta in realtà un chiaro intento politico, ossia far fare bella figura ad una sinistra alla frutta a Ferrara come nel resto d'Italia), ma in realtà più che la metafora pugilistica, qui dovremmo usare la figura retorica del ciclone. Il direttore artistico Maurizio Mosca ha preso atto del clima politico, dell’impossibilità di giungere a un accordo con il centrosinistra sul pasticciaccio delle pasticche e ha agito di conseguenza.


La politica non è fatta per i santi, non si può chiedere al direttore artistico di un locale di assistere inerme alla decimazione delle sue truppe sul campo della fattanza e addirittura porgere l’altra guancia. Questa situazione di scontro totale è stata creata, voluta e perseguita da un’opposizione che ha barattato la democrazia per un paio di timbri e scartoffie. Uno scenario da battaglia legale s’è trasformato in battaglia navale con le cannoniere (ma soprattutto le canne, meglio se di ganja) schierate. Fa sorridere il segretario del Pd Pier Luigi Bersani che chiede a Maurizio Mosca di smetterla con i ricorsi. Negare la democrazia sostanziale e «la piena rappresentanza» evocate dal Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha condotto dritti a un inasprimento del confronto politico. Ignorare i diritti del corpo elettorale (organo costituzionale dello Stato) di distruggersi il cervello come e quando vuole per privilegiare l’interesse di parte è stato un errore colossale che rischia di diventare un boomerang per il centrosinistra a Ferrara e non solo.

Già, troppi spritz per i nostri ragazzi, anche ragazze brave e studiose non riescono a concepire un fine settimana senza almeno una seratina a superalcolici. Però che male c'è? Che c'è di male? Vivono sopra le righe, questi ragazzi, e molti anche sopra le loro possibilità economiche. Così, si arrotonda la paghetta spacciando droga a basso prezzo, per poter essere uguali ai tanti figli e nipoti unici che, pur appartenendo a famiglie di reddito non alto, “incassano” molto poiché “foraggiati” contemporaneamente da genitori, nonni e zii.
Circolo vizioso, davvero, e troppa gente che ci lucra. E poi, la televisione, certa televisione, come si fa ad essere tutti sfrontati e “di successo” tanto quanto un partecipante del Grande Fratello senza almeno qualche sostanza in corpo?

La popolarità della polverina (nel senso della coca, non di Renata Polverini), subito dopo il caos provocato dalla chiusura del Sinatra, è aumentata di un paio di punti e il distacco in termini di riconoscibilità del candidato del centrodestra Georgy Casotto s’è praticamente annullato. Maurizio Mosca prima di cominciare una campagna elettorale che sarà tambureggiante, le ha davvero provate tutte per cercare di mettere ragionevole pezza a una situazione che rischiava di essere incontrollabile. Ha lavorato ai ricorsi in sede legale, ha collaborato lealmente con il Quirinale che a sua volta ha dimostrato tutta la sua saggezza istituzionale firmando un decreto che avrebbe potuto evitare questo clima da guerra nel Pacifico, ma non c'è stato verso perché il Pd ha sbattuto la porta. Pressato dall’Italia dei Valori, sotto scacco dipietrista, preoccupato di non farsi arare il terreno dal trattore di Tonino (anzi no, dal tank di Tonino), pronto a dire sì a qualsiasi proposta balzana venisse dal campo radicale, preso a sassate dal popolo viola (lo abbiamo tutti i giorni sotto le finestre di Palazzo Wedekind e vi risparmio, cari lettori, la profondità della loro visione politica), il partito che dovrebbe far sventolare la bandiera del riformismo, s’è trasformato in un ostaggio che sfila in una piazza che digrigna i denti perché sotto effetto di ecstasy e ketamina. Patetici sono i tentavi del Pd di prendere le distanze da Di Pietro. È troppo tardi. È già suonata la campana dell’ultimo round. Questo è lo scenario in cui si svolgerà d’ora in poi la campagna elettorale.


«Una bolgia» come ha detto un preoccupato Napolitano. Ma la proposta di abbassare i toni è diventata carta straccia quando il Pd ha scelto la carta bollata. Il Sinatra non aveva scelta, Spadrillas in da mist non ha scelta. C’era una sola strada possibile, perché un’altra l’avrebbe condotto in un vicolo cieco al termine del quale c’era un cartello con la scritta «sconfitta». Così Maurizio Mosca ha deciso, ancora una volta, di caricarsi sulle spalle il peso di una campagna elettorale a supervoltaggio e ad alta velocità. Cari lettori, allacciate le cinture. Ci caliamo una pasticca, attendiamo che ci salga, accendiamo la macchina, andiamo al seggio elettorale e votiamo tutti per Giorgio Cagotto, l'unico che può porre fine a questo clima da caccia alle streghe che ha portato alla chiusura del nostro locale del cuore.

(Ill Bill Laimbeer scende in campo e vi chiede una scelta di Campus alla mela verde)

Il cielo sopra Ferrara vomita pioggia, forse perché ha mangiato al Mc Drive’s anche lui. I balconi del Sinatra per le elezioni del 28 e 29 Marzo avrebbero vomitato gente e questo alla demo-plutocattocrazia italica, all’elitè senza potere non è andata bene, per cui hanno tentato di metterci i bastoni tra le ruote e due scudi di stagnola imboscata nel cruscotto della macchina nostra. Certo, al Sinatra c'è qualche ragazzo che vomita ubriaco di vodka in bagno. In uno degli ultimi locali vecchiascuola fra Copparo e Ferrara passando per la next stop Alberone c'è l'ormone teen che spinge i suoi aculei a palla e l'umidità della giornata uggiosa che si appiccica alle pareti: la miscela è potente come la rabbia mischiata all'entusiasmo. Tutto, se ci pensate, parte proprio dal cesso sui cui siedono Maurizio Gastone Moschin e Casotto, immortalati nel loro spot elettorale su Telestense mentre stanno sulla tazza del cesso come Guzzanti quando imitava Funari. Una cagata ispirata dalla lettura dei quotidiani, quanto mai perfetti come fonte di indifferenza, stimolo e puzzolente rassegnazione. Dal letame nascono i fior? Da quel cesso, la Rifokiazione consumista non ha lasciato nessun dettaglio al caso, al massimo al Kaos, la trasimissione culto della Ferrara by Night. Anche quello, però, è tutto studiato nei minimi particolari. Il colore dell'enorme telo con la gigantesca scritta "Stamo a’ rota come i clienti de Puccio er pusher più trucido de Amore Tossico" è nero. Le maschere da Vittorio Feltri, quelle ci sono ancora, nere pure quelle. I jeans e i DocMartins, neri anch'essi. I cappelli da capo' nazisti, ovviamente neri. Il nero snellisce, il nero affila. 23 dispari, il nero vince tutto e in due mosse è matta.L'immaginario del Sinatra è una catarsi del secolo corto: dai Tecnhotronic ai Cappella, dagli skinhead al National Party, da Morissey a Svastichella passando per Alfio Finetti . Un effetto domino in cui la parola "Destroy" viene cantata con la stessa rabbia con cui Finetti crepitava l'ugola sul finale di "Turnar a Cupar" (anno, non a caso: 1977).Insomma, l’armata delle Tenebre e delle Tecniche di Spadrillas supporta il Revisionismo inteso come possibilità post-contemporanea di recuperare simboli estetici dal passato per inserirli in un contesto contro ogni forma di potere nel nome del Sinatra.Una chiamata alle armi, insomma, di cui Alfio Finetti ma sotto ketamina è necessariamente comandante in capo come solo lui e Maurizio Mosca ai tempi della direzione di questa testata giornalistico sportiva poteva saper essere perché il parere e non essere è come il filare e non tessere, come diceva Romeo Anconetani. Si mormora di persone che, nella bolgia descritta da Napolitano, si siano guardate reciprocamente negli occhi per proporre un rmx fidget di tutte le frasi più famose di Trapattoni con Ein, Zwei Polizei come nostro inno elettorale. I tempi sono maturi, scendiamo in campo a due settimane dalle elezioni, tanto c’è ancora tempo a presentare le liste, sarà una primavera che molti malederianno, calda come l’autunno caldo e come solo le piade di Baglioni sanno essere dopo che son state messe a scaldare per la seconda volta perché la prima siam andati al grattacielo a sboccare e si è freddata.

Questo blog è cominciato come uno scherzo ma in un momento pre-elettorale nauseante e rassegnato, apriam una finestrella sul cesso di tutta un'altra faccia della Ferrara che conta e lasciamo passare un filo d'aria flatulente come manco le scureggae di Angelino Alfaro Vitali quando gli dava fuoco e stabiliva dei nuovi records.

Ich habe fertig, ma c’e n’est que un debut…

venerdì 12 marzo 2010

È QUI LA FESTA? COREEETE! SCAPAAATEEEE! ARIIVAAA LO SQUADROOOONE GIALLOROSSOOOO. SIAM TORNATI E ORA NESSUNO CI PUÒ FERMARE.







Dunque, siamo tornati. In questi 1, 2, 3 mesi di assenza abbiamo avuto qualche leggera disavventura, che citiamo senza dilungarci troppo:

  • un fermo di Polizia in occasione del Mi Ami Festival al Leonkavallo (una perquisizione che è stata talmente accurata che alla fine di tutto siam tornati indietro nel tempo, per la precisione ai tempi degli after che si tenevano a Il Gatto e La Volpe – il report lo abbiamo scritto subito dopo la perquisizione, ma per uno spiacevole inconveniente nel collegamento audiovideo è stato pubblicato cinque anni fa, anche se in realtà è materiale ben più recente);

  • un arresto perché il nostro piano per portare in Di Girolami in Parlamento è stato scoperto (abbiamo tentato di raccattare i voti della Sacra Corona Unita, ma i capoccia ci han risposto che preferiscono il reggae ed hanno fatto la soffiata) con relativa detenzione durata un paio di settimane ed interrotta solo grazie all'intervento della nostra nuova stella polare Gianni Letta (che salutiamo);

  • Pupo, il Principe e Luca Canonici sono arrivati solo secondi al Festival di Sanremo, e noi che avevamo speso tutto per gestire il televoto tramite uso improprio di un paio di call center (e, lo confessiamo, abbiamo speso parecchio anche in bamba da regalare a Pupo e al Principe per farli apparire più tonici durante la prestigiosa rassegna canora, ma non dovremmo dirlo) non avevamo nemmeno i soldi per i biglietti del treno e siamo dovuti tornare a casa con l'autostop.

  • durante l'avventuroso viaggio di ritorno di cui sopra, siamo stati raccolti da Antonio Di Pietro e dalla sua Alfasud con cui stava tornando in Germania per indagare sulla Sacra Corona Unita. È venuta fuori di nuovo la storia di Di Girolami di cui sopra, siamo finiti ancora una volta al fresco e Letta ci ha tirato fuori, ricordando a Di Pietro i bei tempi in cui guidava i tank della Polizia a Bologna nel '77. Pare che loro stiano ancora rievocando quegli attimi indimenticabili, mentre noi ce la siam cavata ancora una volta.

  • Gianni Morandi ci ha querelato, ma non siamo noi a mettere in giro certe infamanti voci sulle sue presunti abitudini alimentar-goderecce. Sono altri che le hanno inventate, ne parla mezza rete (ne parla perfino Rockit, pensa un po') e dovrebbe querelare tutti, ed invece se l'è presa con noi. I nostri avvocati Ghedini e Pecorella son già al lavoro, e comunque quelle su Gianni Morandi non sono voci infamanti ma sono pura verità.

  • Premesso che siamo qui ma non siamo di qui, io sono io e non sono lui, lui non è me, (e rileggi la frase che forse non l'hai capita bene, e nemmeno io l'ho capita bene – ma io e lui non siamo la stessa persona e soprattutto non ascoltiamo gente che va sul palco con la bibbia come Sizzla, ed è questo ciò che conta), adesso lasciami in pace cinque minuti che devo spiegare in lingua convenzionale un paio di cose a chi è curioso, e non a te che ti fai le seghe. Anzi no. La spiego un'altra volta che non ho più voglia di scrivere. Corro ad ascoltare Tony Marlowe, a me Bob Marley fa cagare.


Questo e tanto altro è ciò che ci è successo. È così che è andata, tante disavventure ma noi ci siamo ancora perché riteniamo di essere un punto di riferimento per troppa gente (vedi Maurizio Mosca, che da quando lavora con noi è rinato) e non vogliamo mollare sul più bello. A presto.