



Ferrara I Love You But You're Bringing Me Down
So benissimo che voi anime belle della critica solona e pizzopallosa che ascoltate Marino Sinibaldi,appartenenti ad una certa sinistra che poi ci fa perdere le elezioni state sputtanando nei vostri bei forum elitari Marco Mazzanti aka Accento Svedese che invece, come il compagno Vladimir Illich Luxuria ha deciso di ridare alla parola "mainstreaming" il suo vero signficato originario.
L'entrata di Marco nella casa è stata da lui decisa dopo l'ennesmia delusione relativa alla sordità della casta che governa la critica musicale italiana: la sua recensione dell'ultimo degli Animal Collective è stata rifiutata perchè ritenuta troppo meglio di quella che è apparsa sulla webzines musicale per la quale collabora (si può dire che è rocklab?Accento è nella casa quindi mi prendo la responsabilità io), e Spadrillas, fedele al suo giuramento di Ipocrite la pubblica integrale, con un feat. del sottoscritto che per 100 giorni (sperando che Marco arrivi in finale) dovrà fare senza Accento Svedese che ora, nella casa si preoccuperà di parlare di Carlo Antonelli e Christian Zingales e di farli conoscere al grande pubblico, così come gli Animal Collective:
(Accento Svedese)
La presenza dell'assenza, il cervello assente eppure la persona è presente, viva e vegeta (ma non vegetale). Rock Bottom di Robert Wyatt suonato sotto le acque di Ibiza al calar del sole, mentre i mediocri/presenzialisti si ritrovano al Café del Mar per sorseggiare mediocri aperitivi con un sottofondo costituito da musica altrettanto mediocre e solo la gente ganza riesce ad ascoltare Rock Bottom tre metri sotto il livello del mare. La prova provata che legalizzare le micropunte è un dovere morale. La croce e la delizia di chi riesce solo a scrivere noiose e poco interessanti recensioni che sviscerano, sezionano, analizzano un disco traccia per traccia, passo dopo passo fino allo sfinimento di chi per sua sventura si trova a leggerle portando la croce senza la delizia. Il disco che avrebbe fatto Brian Wilson se avesse conservato intatta la sua sanità mentale, oppure il disco che avrebbe fatto se l'avesse persa allora e mai più.
Merriweather Post Pavillion è forse il disco definitivo degli Animal Collective, quello che li consacrerà al successo di massa e li sparerà dritti su Mtv come degli MGMT qualsiasi, oppure li lascerà al loro posto, oggetto di culto per chi ha orecchie per intendere, per chi ha occhi per riuscire a non farsi spaventare dalla psichedelicissima copertina del disco. Sono rimasti in tre ed hanno scelto un produttore vero (Ben Allen), uno che ha lavorato pure con Christina Aguilera ed è riuscito a rendere molto più pulito e scorrevole il suono del gruppo. Sembra quasi musica dance, solo che al posto delle persone in carne ed ossa a ballare ci sono i tuoi neuroni e le tue sinapsi. È più pop del solito ma per questo non scende a compromessi, e cita apertamente certa house music come suo momento fondante. Epico, coraggioso & franco.
E come sarebbe fare ascoltare un disco del genere a Daniele Capezzone, il vero cervello assente del panorama politico italiano? Impazzirebbe? I neuroni che si erano dati alla fuga tornerebbero al mittente? Se la Maometto non va alla montagna, i neuroni mancanti tornano a Capezzone? Si renderebbe conto di quanto è poca cosa una persona come lui? Gradirebbe assai, talmente tanto da iniziare a mangiare funghi allucinogeni come fossero caramelle? Diventerebbe donna oggi, non più cagafigli, bensì dolce e caparbia cagatrice dei tuoi figli.? Sinceramente non so, e non mi pongo neanche il problema, perché i tormenti del giovane portavoce a cottimo di Forza Italia non sono nulla di fronte a quello che è sicuramente il Disco dell'anno 2009.
Molto meglio il finanziamento pubblico ai giornali. È uno sperpero assolutamente sublime. Anzi, è molto meglio prendere parte del finanziamento pubblico che spetterebbe ad Il Foglio ed utilizzarlo per andare a cena fuori durante le vacanze natalizie.
Noi abbiamo scelto da che parte stare ed abbiamo fatto così, e ne andiamo fieri. Una bella cena di redazione in data 30 dicembre, botti di fine anno assieme a tutto lo staff del blog nella Trattoria in Viale Po 13/17, paga lo Stato Italiano. Una cena rigorosamente vegan, e c'erano il Direttore, Giampiero Mughini, Pietrangelo Buttafuoco, Maurizio Mosca (che a fine serata era ubriaco fradicio pur non avendo bevuto nulla ed è stato visto disegnare un membro virile sul cartellone elettorale di Giorgio Dragotto sito nel parcheggio adiacente al ristorante, ho il tragico sospetto che Maurizio fumi merda), Mario Scaramella, l'Agente Betulla, Vittorio Feltri (che ha ritirato la querela perché che ha pubblicamente ammesso che ciò che avevamo detto era vero – anzi, ha urlato ai quattro venti che sono ventidue anni che lo fa e che si sa, si sa come vanno queste cose qua, lui sa tutto alla perfezione) ed il nuovo acquisto Pierluigi Diaco, la sinistra gggiovane che piace tanto alla destra clerico-reazionaria e che perciò ha sempre la massima visibilità. Storie di vecchi agitatori culturali completano il quadro, ma questo è un altro discorso che approfondiremo in futuro qualora ne avessimo voglia.
Ed abbiamo mangiato tantissimo, roba da dover aggiungere un buco alla cintura, e siamo rimasti talmente soddisfatti che contiamo di tornarci al più presto - sempre a spese dello Stato, si intende.
Antipasto, primo, secondo, dolce: 20 euro a testa ben spesi, 20 euro che potevano finire a chi ne aveva più bisogno, ma in quel frangente ne avevamo bisogno noi, dunque sono stati spesi da noi alla faccia di chi ne ha più bisogno.
(Ill Bill Laimbeer takes the m/f stand)
Alla faccia vostra contribuenti, che fra poco se a voi tolgono il blog perchè dovete avere il tesserino noi invece abbiamo il culo parato grazie al resto della redazione, perchè noi abbiamo scelto da che parte stare.
E visto che Ferrara è città chiave per Daria e Giuliano quale posto migliore della Trattoria in Viale Po? Giusto per prenderci gioco del direttore e di Daria, che se non c'è la carne non ne vogliono sapere siamo andati all'unico ristorante vegano della città, con buona pace di Salamine da Sugo, cappelletti e carnazza varia. E abbiamo svelato l'arcano solo a cena finita e a conto pagato, mentre Maurizio si dava al vandalismo militante disegnando virili attributi in faccia a Giorgio Dragotto.
Le danze si sono aperte con una crema di finocchi con semi di girasole tostati, che Feltri si è messo nella pipa dopo aver trangugiato come un alcolista allo stato terminale su un cartone di Tavernello.
Il Tofu in carpione con carote e daikon gratugiati al limone e cavolo romano alla senape (vedi foto ANSA) ha fatto andare Daria in estasi priapica.
Il cavolo romano poi ha messo d'accordo tutti, nella migliore tradizione dei giornalisti ghetto chic delle redazioni capitoline di una certa sinistra sempre lì a chiedere dei soldi tramite sottoscrizione per sopravivvere. Che alla fine è a tavola che si aggiusta tutto eh, per niente al momento del conto abbiam detto "si paga alla romana" che vuol dir che pagate voi contribuenti, è tutto un magna magna...tranquilli amici del Manifesto, che finchè giornalisti come noi avranno una faccia Giulianone avrà un posto su cui sedersi, e noi il nostro posto di lavoro. C'è posto anche per voi a tavola quando il Manifesto chiuderà, famo a capisse!
La rosticciata vegana (spacciata a Daria e al direttore come rosticciata di sesso e carnazza), cavolo nero saltato al limone e finocchi alla crema di sesamo accompagnata da miglio e zucca (foto Ansa-Bob Gucione) ha funto da afrodisiaco e lanciato la serata Lester gang bangs dance nell'oramai noto attico di Daria in Piazza Ariostea, pareva di essere sul set di Caligola, il film maledetto del maestro Tinto. Personalmente il cavolo nero saltato al limone mi ha mandato in visibilio.
Torta di carote e mandorle assolutamente senza derivati animali per finire, ma ce la siam mangiata solo io e Accento Svedese perchè gli altri della redazione eran fuori a esplodere i raudi e i magnum dentro le bottiglie di vetro per colpire ignari passanti sulla Via Modena.
Il direttore, scoperto l'inganno delle due simpatiche canaglie della redazione invece che incazzarsi e minacciarci come al solito di cacciarci a calci in culo (o peggio ancora mandarci a rivitalizzare il lontano parente del giornale di partito dove lui ha iniziato a muovere i primi passi anni fa) ha deciso, visti gli effetti afrodisiaci sul morale della redazione ha deciso di ordinare, anzichè i liquori, Liguori.Oramai ubriaco, su richiesta di Daria Giulianone ha chiamato Selma, che ora lavora qui proponendole di fare una versione 2.0 di Lezioni D'amore.
Sarebbe andato tutto in porto se Buttafuoco, fedele al suo nome, non avesse deciso di fare come il sottoscritto nel 1993 davanti ai cassonetti della Coop a Copparo, incendiando i cassonetti con il più classico dei Magnum costringendo così l'allegra brigata redazionale alla fuga.
Insomma, la cena vegan ci ha fatto tornare giovani vandali dediti a condotte promiscue e gozzovigli, quale miglior modo di iniziar l'anno se non quello di tornare amabili puttanieri come quando c'erano Bettino e Cirino Pomicino ad animare le serate a MonteCicorio? Lunga vita alla Trattoria, ci torneremo sicuramente sotto elezioni.