mercoledì 3 dicembre 2008

“Pistone dove sei? Dove sei? Dove sei? / Pistone non esisti. Non esisti, non esisti. NO"

Sabato sera un evento di portata incommensurabile ha sconvolto la solitamente tranquilla città di Bologna: i Faint sono tornati in Italia ed hanno suonato al Covo. A quattro anni dalla loro ultima esibizione italiana - quattro lunghi anni che per la cronaca sono sembrati interminabili - hanno deciso che era ora di finirla di boicottare il nostro povero governo di destra e sono venuti di nuovo, come se nel frattempo nulla fosse successo, come se tutto fosse cambiato per restare in realtà immutato ed immutabile.

E nonostante a Bologna nella stessa giornata suonassero autentici colossi del rock come Après La Classe la gente ha risposto, presentandosi in massa al concerto e creando una lunga coda ai cancelli fin dalle prime ore del pomeriggio, una coda talmente lunga che la direzione del locale per ragioni di sicurezza ha dovuto effettuare una rigida selezione all'ingresso in puro stile Folies de Pigalle. Ovviamente noi di Spadrillas siamo riusciti ad entrare senza problemi perché siamo ganzi, ma un famoso showman milanese che era davanti a noi in coda e che per ragioni legali (in settimana tramite i suoi legali ha infatti minacciato di querelarci) dovrò indicare con lo pseudonimo di “Carlo Pistone” è rimasto fuori perché non è stato giudicato adeguato a quella situazione (ed a tante altre). Uno a zero per noi e palla al centro, potrò querelarci quanto vuole ma intanto noi siamo entrati e lui no.

Il locale comunque era gremito e c'era pure l'ormai mitologico Fusi di Testa che – sorpresa delle sorprese – ha finalmente cambiato taglio di capelli: non è più medioevale ma sfodera un bel codino alla Fabrizio Corona, sta davvero molto bene ma spero per lui che le analogie con il galeotto che usurpa il nome della grandissima cantante Corona finiscano qui, perché Fusi di Testa nel tempo ha dimostrato di valere molto più di un fotografo d'assalto qualsiasi. Ed oltretutto vale molto di più di Lightspeed Champion, una new entry che si aggirava per il Covo sabato e che, si mormorava tra i presenti, avrebbe dovuto di diritto essere trascinata di peso in sala 2 al Number One. Ma erano solo voci che circolavano in sala e che noi di Spadrillas riportiamo fedelmente, non ce ne voglia il buon Bullshit Champion che nulla ci ha fatto e nulla ci farà.

Ed il concerto è stato degno di tale sontuosa cornice. Praticamente perfetto dall'inizio alla fine, non una sbavatura, non un passo falso, non una caduta di stile. Sembrava di essere al Gatto e la Volpe nel 1994, vocalist Pagano. I Faint altro non sono che un batterista uguale a Zed di Scuola di Polizia che però non perdeva un colpo, una versione gay di Metal Carter alla chitarra ed occasionalmente al basso che si è prodotta in un continuo headbanging talmente fuori luogo da essere perfettamente adatto al contesto, un formidabile tastierista che dai suoi gingilli analogici tirava fuori suoni impossibili, un chitarrista palesemente sotto effetto di keta ed un cantante in camice bianco che sembrava un ipotetico Flea meets Adrian Young dei No Doubt con in sovrappiù la voce estrogenata, e sabato sera non hanno fatto prigionieri. Non riuscivo a stare fermo un attimo, ho addirittura avuto accenni di pogo ed ho pure chiesto ai Faint di suonare Firestom credendo di essere in un altro luogo ed in un altro tempo.

Concerto del secolo, talmente del secolo che quando sono tornato a casa ero talmente in botta che per riuscire ad addormentarmi ho dovuto guardare Team America su Rai4 mentre sorseggiavo una tisana camomilla, miele e vaniglia. Ma forse è stata solo colpa del panino Bufalino che ho velocemente consumato alla stazione Autogrill Castelbentivoglio Ovest. La mozzarella di bufala campana d.o.c. magari era contaminata dalla diossina e mi ha causato allucinazioni, lingue felpate e miraggi, ed associata ai neoalternativi (sicuramente diretti al concerto degli Après La Classe) visti e sentiti gridare “Ganja! Ganja! Ganja!” al bancone del bar del suddetto Autogrill ha avuto effetti imprevedibili ed inspiegabili ai più. Ma è stato il concerto più divertente di sempre ed è questo ciò che conta.

(In fede: Ill Bill Laimbeer e Accento Svedese)

1 commento:

Ill Bill Laimbeer ha detto...

Dimenticavo di aggiungere che il cantante dei faint a un certo punto si è vestito come nella copertina di Q: Are we not men? A: We are Devo, con gli occhialoni e il camicie.
inarrivabile.