Nonostante i potenti mezzi a disposizione, finora non eravamo riusciti a trovare traccia di The Cosmos Rocks, il nuovo imperdibile album dei Queen (che solo incidentalmente ora si chiamano Queen + Paul Rodgers, dal nome del nuovo cantante che ha sostituito il defunto Freddie Mercury), la mitica band inglese che ha infiammato milioni di persone e che ha finalmente deciso di uscire allo scoperto e rientrare sulle scene per riprendere il discorso dal punto esatto in cui il Fato lo aveva interrotto. Una grossa pecca per un quotidiano come il nostro, un quotidiano che si propone di fare del libertinaggio intellettuale e non prende posizione ma si posiziona (a novanta gradi, per l'esattezza). Ma alla fine abbiamo rimediato, eccome se abbiamo rimediato.
Siamo degli Antichi, come direbbe Ringo. Cercavamo nei negozi specializzati ma non trovavamo nulla, solo i vecchi dischi che ormai suonano più datati di quelli dei Jethro Tull. Cercavamo in rete ma trovavamo solo fakes o, peggio, film a luci rosse di bassissima qualità che non piacciono più nemmeno ai ragazzini in piena tempesta ormonale. Cercavamo nei supermercati ma trovavamo solo pacchi di pasta e copie del Corriere della Sera invendute. Sbagliavamo posto. È bastato mandare Mario Scaramella in edicola a comprare Sorrisi e Canzoni Tv e The Cosmos Rocks come per magia è saltato fuori. Semplicemente, non eravamo al corrente che il disco veniva venduto insieme al prestigioso settimanale di costume al modico prezzo di 15,90 euro, eravamo troppo snob anche solo per pensare una cosa del genere. Ma tutto è bene quel che finisce bene ed ora possiamo accontentare il Direttore e parlare di una delle sue band preferite di tutti i tempi (almeno dai tempi di Valle Giulia, direi).
Tanto per tagliare la testa al toro, The Cosmos Rocks è un capolavoro di quelli che verranno ricordati per sempre e tramandati ai posteri. I Queen hanno saputo aggiornarsi e rinnovarsi, hanno indurito la loro proposta musicale ma sono sempre gli stessi anche se ora suonano quasi come una band che ha cominciato per emulare i Motorhead ma poi è stata travolta dagli eventi ed è sopravvissuta miracolosamente fino ai giorni nostri. Un disco del genere mi fa quasi pentire di averli definiti in passato “gruppo di merda”, “il gruppo più tamarro della storia”,“band più sopravvalutata di sempre”, “Un chitarrista mediocre, che fa sempre lo stesso, medesimo, assolo, con in sovrappiù gli zoccoli e capelli improponibili. Un bassista che non si sente, e che, l'unica volta che riesce a fare qualcosa di buono, lo prende di peso da Good Times degli Chic (il giro di passo di Another One Bites The Dust è ai limiti del plagio). Un batterista che sa tenere un unico tempo, tanto da utilizzare praticamente lo stesso schema ritmico in ogni brano. E poi lui, Freddie Mercury.”. Chiedo umilmente scusa ai fan ed anche ai musicisti, sono io che non avevo capito la grandezza della band inglese, che con Paul Rodgers alla voce e Mario Borghezio al basso ora è ancora più grande, ed un'opera come The Cosmos Rocks sta tutta lì a dimostrarlo nella sua voglia di ricominciare. Dimmi perché piangi – di felicità – e perché non mangi – ora non mi va, e non ho nemmeno voglia di recensirla dunque copio alla grande ciò che trovo in giro perché, come ben insegna il Direttore, riciclare è meglio che curare. L'inizio (That Was Just Your Life, The End Of The Line e Broken, Beat & Scarred) è una ideale coda di It's a Kind of Magic suonata da una hard rock band, mentre The Day That Never Comes è la nuova Highway Star, non ci piove. Non contenti di ciò, i Queen provano a fare gli Slayer (più o meno era South Of Heaven) e realizzano il gioiello All Nightmare Long (ce la farà Brian May dal vivo? Per me no, però in caso di necessità si può sempre far suonare al posto suo qualcuno che sta nascosto dietro le quinte, tanto nessuno se ne accorgerà). Judas Kiss è il pezzo mai riuscito ai Testament, Mario Borghezio è artefice(?) in Cyanade mentre di un Brian May negli anni si è trasformato in una sorta di Hendrix del Metal (Unforgiven III). My Apocalypse come Damage Inc. ma non ha nemmeno senso raccontarla, le parole non bastano a descriverla nella sua furia distruttiva.
Un disco travolgente, pericoloso, un'onda d'urto saggiamente addomesticata dal produttore Nick Rubik, un Uomo che è stato in grado di dare una dimensione inedita al suono ormai superato della magnifica band inglese, rendendola grazie a questo qualcosa di nuovo, inedito. I fan di vecchia data storceranno il naso e non approveranno, i nuovi fan saranno entusiasti ed impazziranno – ma chi se ne importa? L'importante è che il Direttore abbia gradito talmente tanto il disco da decidere di mandarci in Inghilterra per intervistare la celeberrima band inglese.
Siamo già in partenza, a breve un report del viaggio e poi l'intervista.
Un altro grande colpo di Spadrillas in da mist è stato fatto.
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