venerdì 4 gennaio 2013
IL RITORNO DI SPADRILLAS: è il pubblico che ce lo chiede, è Matteo Renzi che ce lo impone. Il disco nuovo di Guccini, la sua svolta cinghiamattanza.
domenica 30 maggio 2010
E NON DIRE A ME DI SMETTERE CHE C'È CRISI, CHE PRENDO IL TUO BLOG E LO SMONTO EASY: i più forti siamo noi, e ki ci konosce lo sa.
Wwaaaaammmmm, ppipipipiuuuuuuuuuuuuuum, aaha-haha-haa-a-a-aaahaha, zzzzzuuuuuwwwwwaouuuuuzzzzzzzzzz. La mia Porsche targata Londra ha preso il volo, e siam partiti che eravamo già arrivati (o forse non siamo mai arrivati e ci siam immaginati tutto). Destinazione profonda provincia bolognese, suonano i dARI. Suonano gratis. Suonano un'ora, un'ora che sembra un giorno. O forse un minuto. Cinque minuti, solo cinque minuti vedrai che delle Panatine ti innamorerai, dei Gemelli Panatta ti innamorerai, di Pizza The Hutt ti innamorerai. Premesso che siamo qui ma non siamo di qui (e rileggi la frase che forse non l'hai capita bene), adesso lasciami in pace cinque minuti che devo spiegare in lingua convenzionale un paio di cose a chi è curioso, e non a te che ti fai le seghe e critichi i dARI senza conoscere nulla dei testi dei Faint, nulla dei testi dei Jaguar Love, nulla dei testi dei (inserire un nome a piacere di un gruppo che suona electro rock e sostanzialmente suona come i dARI). I dARI sono cosa più punk degli ultimi tempi al pari forse di una mangiata di cozze crude appena pescate. Stanno fregando tutti, hanno un cervello e suonano da Dio (Ronnie James Dio, altrimenti dio l'avrei scritto con la minuscola perché io non credo alle favole). Come tutti quelli che dopo i tre anni del punk hanno avuto soltanto il suono dell'eroina per sfamarsi, come un pubblico di tredicenni che è tutta una copertura per fregare la gente, per fregare chi pontifica di cosa è indie e cosa non lo è e poi si straccia le vesti per un Capovilla qualsiasi. 1997, l'anno di nascita del fan medio dei dARI. 1977, l'anno di nascita del detrattore medio(cre) dei dARI. Vent'anni son passati, vent'anni son volati come se la mia Porsche targata Londra fosse una DeLorean. L'eroina adesso è il contrario della minimal tech, è l'esagerazione dell'electro rap, urla di distruzione tipo uoooo! uoooo! uoooo! in "Tutto regolare". È folle ammassate che si demoliscono nel cerchio del pogo, sono i tredicenni che fotografano i dARI e fotografano te che non li capisci. Qui i Misfits e i Daft Punk sono la stessa cazzo di cosa e nessuno li conosce perché a tredici anni nessuno si caga quella roba. Correggimi se sbaglio, io reputo hard anche gli 883. E i dARI sono i nuovi 883, il privè è soltanto un posto dove buttare i giubbotti o limonare prepotentemente, al massimo se è rialzato è un ottimo trampolino per fare crowd surfing a manetta. E tu ti chiedi se è meglio un dj su due giradischi oppure Cadio alle tastiere che sembra una versione glam di Alberto Pernazza? La risposta è: weweweweeewwwwewewewee ("Wale Wale"). Non l'abbiamo letto Frigidaire noi, troppo piccoli, troppo alienati da Bim Bum Bam, troppo alienati da Bonolis che ha abbandonato la lotta sostituendo Luca Laurenti a Uan, la siringa al Percodan. Sappiamo cos'è perché non ci bastava Uan, ma vuoi mettere leggerlo ai tempi e rivederne la cover di Vito Catozzo sul primo disco intero dei dARI? Prendete il pumpin' per quello che è, che tanto nessun tredicenne sa cos'è. È una fase che scorre adesso sotto i piedi e o la prendi o è passata e non ti rimane che una sega. Ora come allora, a tredici anni come a trentatré. Dica trentatré. Trentatré trentini entrarono a Trento tutti e trentatré trotterellando E tirando di speed.
Non si può essere orgogliosi dei dARI perché sono italiani, semplicemente perché loro (e forse qualcun'altro) orgogliosi di essere italiani non lo sono, ma ci sguazzano e stanno fottendo tutti, anche te che non vuoi ammettere che dal vivo spaccano. È un fatto anagrafico e basta. La potenza di avere un fanbase fatto di tredicenni è l'identificazione brutale all'interno di una sottile linea, extra-linguaggio ed extra-territorio, internazionale e anarchica (contro la territorializzazione del web e ogni ordine mondiale, per un sistema informativo massificato targato Mtv e Deejay Tivì). Il sistema ci ha fottuti tutti da sempre, nessuno può fare un cazzo, se non disinteressarsi con gusto come fanno i tredicenni. Senza politica, non quella predefinita perlomeno. Che per i teenagers l'anarchia è un cazzo di tatuaggio sul braccio di Morgan, è sdrucinare lo stramonio dentro al tritaerba. Perché chi ascolta voracemente dARI ha grossi problemi. Minorenni in difficoltà e adulti stravolti dal no future. Caduta libera, in slow motion. Sguardo rallentato e quei quattro pensieri che vorrebbero inalarci dall'alto presi e riempiti di sperma. Piacciano o no, i dARI danno schiaffi in faccia che non avevi mai preso prima. Un giorno o l'altro arriverà l'intervista che abbiamo fatto ai dARI nel dopo concerto, siamo ancora impegnati a sbobinarla ma arriverà. In esclusiva. In anteprima. Come la mia Porsche, come la cena che abbiamo consumato insieme ai dARI alla Giara ad Altedo (BO).
(Ill Bill Laimbeer takes the m/f stand)
Diciamolo pure : Wwaaaaammmmm, ppipipipiuuuuuuuuuuuuuum, aaha-haha-haa-a-a-aaahaha, zzzzzuuuuuwwwwwaouuuuuzzzzzzzzzz, in barba ai critici ancora fermi alla lettura di Apocalittici e Integrati, intellettuali di una certa sinistra che oramai esiste solo nel salotto di Fazio e che giudicano dall’alto delle loro torri d’avorio siamo stati al concerto dei dARI a Baricella.
Provincia estrema: Lester Gang Bangs diceva che la provincia è il serbatoio della purezza rock, infatti questo lo diceva prima di fare dei Lester Gang Bangs con dARIA Bignardi che non a caso è una scandalosa signora di provincia. Fenomeni come i dARI hanno uno spessore intellettuale che è la sintesi degli anni e dei giri per mezzo mondo. Non sarebbe stato uguale stando fissi in Italia, nonostante l'extraterritorialità del web...infatti hanno scelto di suonare alla nostra presenza e di venire a cena con noi alla Giara ad Altedo, sul curvone. I dARI sono degli Alberto Camerini degli anni d’oro, quelli che l’eroina se la facevano in vena e no la fumavano o la sniffavano per far finta che non son tossicodipendenti. Sono il segno di una nuova electro-onda anni 80 che ritorna, perché voi intellettuali non avete mai discusso di come torna l’onda alla fine del riflusso. Dopo averli visti possiamo tranquillamente affermare che sono la versione italiana dei Devo meets Bluvertigo, il futuro abita proprio in loro. Ottimo pop elettronico, rabbia teen, voglia di spaccare…e proprio come negli anni 80 la critica sinistrorsa è in cerca dei suoi Fintillimani El Pueblo Unido e non si caga la pop music: il che significa che si aliena dalla gente, si rifiuta di capirla e stiam vedendo tutti come stiamo andando a finire. Tutti i radical chic e tutti quelli che credono ancora nella presunta superiorità morale e intellettuale della sinistra dovrebbero andare a veder gli aostani e tentare di comprenderli, così facendo vincerebbero le prossime elezioni. Invece no.
Certo,al di là di tutto, background e anni di set in pre-serata, forse hanno avuto anche una gran bella dose di culo. Ma Qualche mese fa Grand Master Flash mi disse che il naturale prolungamento di quello che lui o Bambaataa facevano negli anni 70 non è l'hip hop degli ultimi anni, ma tutta una certa sfera electro-dance che ora sta tornando a farsi sentire. L’unico nome che mi ha fatto in Italia indovinate quale è stato?
Insomma: ci siamo visti il pop in faccia, perché è in concerti come quello che ti accorgi che il pubblico sta decidendo la musica.
Un giorno o l'altro arriverà l'intervista che abbiamo fatto ai dARI nel dopo concerto, siamo ancora impegnati a sbobinarla ma arriverà. In esclusiva. In anteprima. In streaming. Live! Tonight! Sold out! Esplosiva! Esplosiva come la cena che abbiamo consumato insieme ai dARI alla Giara ad Altedo (BO). Abbiamo deciso di fare l’intervista al ristorante, non c’era il batterista perché la modalità era un 3 contro 3, un thriple threat match che manco Macho Man, Hulk Hogan e Ultimate Warrior contro la stable di Ted Di Biase negli anni 80. Pensavamo di dimostrare che eravamo più uomini noi, abbiamo opposto resistenza, non volevamo accettare che in realtà i dARI fossero dei geni e ci avvessero conquistato, e allora da bravi italiani abbiamo deciso di risolvere il problema alla vecchia. A tavola.
Agli antipasti grande sfida Dari vs Accento Svedese:
Arancinette di riso
Nfigghiulata di pomodoro
Nfigghiulata di ricotta
Impanata di spinaci
Impanata di riso e trippa
Panelle di frascatili
Olive schiacciate e condite
Pomodori secchi
Melanzana a ‘stimpirata con la menta
Alla seconda nfigghiulata lo stomaco di accento ha cominciato a fare Wwaaaaammmmm, ppipipipiuuuuuuuuuuuuuum, aaha-haha-haa-a-a-aaahaha, zzzzzuuuuuwwwwwaouuuuuzzzzzzzzzz, dari l’ha avuta vinta facile. E’ uno che mangia tuoni e caga lampi questo qui, altrochè Lighitning Bolt thrower.
Coi primi è sceso sul ring un nuovo ghost writer di Spadrillas, Val “Valient Thor” S., contro il bassista fab, uno che è sopravvissuto all’eroina del 76 e alle paste degli after del Gatto e la Volpe, per cui non c’è stato match, 2-0 per i dARI. Per la cronaca i primi:
Pallottoline in brodo
Riso del pollo ripieno
Tagliatelle alla carruba con bottarga di tonno e arancia
Chiamato a difendere l’onore della crew di Spadrillas contro Cadio il vostro Ill Bill se l’è giocata per ultimo, coi secondi e contro Cadio:
Caponata di melanzane con mandorla e miele
Cavolfiore affucatieddu
Involtino di melanzana
Insalata d’arancia
Canestrato pepato di primo sale
Canestraio pepato stagionato
Ricotta salata stagionata
Cosacavaddu stagionato ragusano
Al canestraio ho cominciato a vedere Jerry Calà che mi dava il suo numero di telefono. Manco il gol della bandiera, manco Italia-Germania 3-1. Manco un Cabrini che sbaglia il rigore: piacciano o no, i dARI danno schiaffi in faccia che non avevamo mai preso prima. 1997, l'anno di nascita del fan medio dei dARI. 1977, l'anno di nascita del detrattore medio(cre) dei dARI. Il sistema ci ha fottuti tutti da sempre, nessuno può fare un cazzo, se non disinteressarsi con gusto come fanno i tredicenni.
La fine non è la fine è l’inizio non è l’inizio, non è un caso infatti che abbiano iniziato il loro concerto sulle note di Super Mario Bros: e tutto il resto, è game over.
(entra Felisatti Tosino, e mo' son cazzi tua)
Come Martin Luther King e il suo “I had a dream”, anche io ho avuto il mio bel sogno. Tardo pomeriggio di un giorno di primavera, sole che si avvicina al tramonto, Dari(o Pirovano) mi rilascia un'intervista bomba, di quelle “tutto quello che avreste voluto sapere sui dARI ma non avete mai osato chiedere”, di quelle che scottano ma per davvero. Siamo in un vicoletto che potrebbe essere ovunque, anche se la sensazione è quella della Londra punk circa 1977, non so nemmeno perchè, saranno i muri in pietra vista color, per l'appunto, fumo di Londra. Chissà cosa mi ha raccontato Dari in quel frangente, perchè adesso non me lo ricordo affatto. Mi ricordo però che dopo l'intervista siamo andati sul campetto da basket che stava lì vicino e abbiamo cominciato a tirarci dei gavettoni in testa, io, Accento Svedese, il Bill Laimbeer e Dario tutti assieme a spappolarci bombe d'acqua sul coppino. Chissà dove erano CaDiO (da non confondersi con CoDiO), Fab e Fasa? Chissà perchè Fasa è l'unico coi capelli al naturale? Ma soprattutto, chissà cosa vorrà mai significare questo sogno? Fatto sta che a vederli, i dARI, ci siamo andati per davvero, sulle note dell'ultimo LCD Soundsystem ma solo perchè in macchina Accento Svedese non riusciva a trovare lo stupefacente Blackjazz degli Shining. Eravamo emozionati, una sensazione pari a quando, ancora imberbe, andai a vedere per la prima volta dal vivo gli Iron Maiden assieme agli Anthrax; lì ero talmente eccitato che arrivai là davanti troppo ma troppo presto tanto che al momento di iniziare il concerto ero già vittima dell'hangover. Ma questa è un'altra storia. Il paese ci accoglie a braccia aperte, l'emozione è palpabile in tutte le persone che incrociamo per strada, il piadinaro è carico come una molla – per l'occasione il menù prevede anche pasta e fagioli che però non ci siamo azzardati ad assaggiare – e persino i banchetti dei cinesi, e le loro stoffe dal gusto quantomeno discutibile, emanano irresistibili onde di positività. Il palco è sontuoso, incastonato tra due palazzine della nuova piazza di Baricella, tra la Camera del Lavoro e un bar di cui non ricordo il nome ma dove fanno un ottimo spritz, e quando noi arriviamo stanno ancora suonando le Charleston, riottose sbarbe di Cesena a cavallo tra Bikini Kill e la posta di Top Girl.
Il pubblico sembra apprezzare, e anche noi seguiamo un po' distrattamente le ultime staffilate delle cinque patatine mentre già ce la ridiamo sotto i baffi e pregustiamo il momento clou della serata. Ed ecco che una coppia di giovani presentatori formatisi alla scuola del Festvivalbar cominciano ad accendere gli animi già belli caldi delle ragazzine – ma non solo! - che scalpitano e urlano sotto al palco (la fortuna di essere anagraficamente più vecchi in questo caso si riduce al fatto che anche in decima fila il palco si vede alla perfezione), sputando frasi del tipo “ho visto CaDiO dietro al palco che non vede l'ora di spaccare tutto” o “c'è Fab che si sta spruzzando l'acrilico viola in testa” e anche i finti-quiz for dummies alla stregua di “come si chiama pure il batterista?” seguiti da boati-Fasa. E non finisce qui, perchè i due fomentatori si mettono a raccogliere a destra e a manca cartelli disegnati dai fan per poi sbandierarli sul palco, e allora via di “noi andiamo per monti e per mari per vedere i dARI”, “caro il mio principe viola, se tu 6 gasato io lo sn più di te “in questo mondo tutto regolare abbiamo cercato l'amore e abbiamo trovato voi” e l'evergreen “dARI we love you”, mentre sullo sfondo un proiettore comincia timidamente a lanciare messaggi non troppo subliminali degli sponsor della serata, robe come Impresa Edile F.lli Barone via Bianchetta 19/7 Baricella o Gelateria Gabbiano Minerbio via Don Minzoni o ancora Patenti Bignami SCONTO FIERA 100 euro sull'iscrizione Patente Moto 200 euro, e via di marketing spinto. Tutta questa intro per cercare di farvi capire, lo so che è dura per chi non l'ha provato sulla sua pelle, il clima di totale euforia che regna in questo momento. Ma ecco che, proprio durante una nostra capatina al bar adiacente per uno spritz al volo, i quattro valdostani entrano in scena. Ed è il finimondo, ci manca solo Tom Araya che dice ai regaz sotto al palco di non farsi male, perchè per il resto è delirio t-o-t-a-l-e! Prima dell'inizio era stata paventata l'idea che questi cantassero in playback o qualcosa del genere, insomma che in un qualche modo simulassero, dubbio spazzato via in un battibaleno dopo il primo “fiko!” con annesse spallucce del non-più-tanto-giovane Dari. La scaletta non lascia spazio a sorprese, le hit del loro Sottovuoto Generazionale si susseguono senza tregua, Wale, Tutto Regolare, Ho spaccato, assieme a qualche succosa anticipazione del nuovo album che verrà (quando?) e di una incendiaria cover della Albertocameriniana Rock and Roll Robot: don't believe the hype, e non credete nemmeno al 1.50 di Rateyourmusic, perchè i dARI sono una band di tutto rispetto. Ok, avranno il ciuffetto emo e faranno cosplay di personaggi che noi pueblo occidentale non conosciamo, si metteranno scarpe abominevoli Fornarina-Buffalo-Zeppe dei Kiss, ammiccheranno spudoratamente al j-rock e useranno il linguaggio sms, ma è mai possibile che solo pochi illuminati – come noi modestamente ci definiamo – capiscano l'immensa portata di questo gruppo? Qui c'è il punk di fine anni '70 e la new wave dei primi anni '80, ci sono canzoni pop dal ritornello super catchy che ti si incastonano nel cervello e non se ne vanno più via: questa si chiama capacità di comunicare, di arrivare al cuore della gente, ragazzini in primis (si, perchè loro hanno il cuore più puro di tutti), e di portare il loro messaggio di amore e fratellanza ovunque, anche nel cuore dell'emilia più paranoica.
lunedì 8 settembre 2008
DIREI CHE IL TUO LISCIO NON RESISTE ALLA PROVA UMIDITÀ
Abbiamo iniziato con Mark Zonda, torchiato da me medesimo e costretto a dire tutta la verità sui Tiny Tide di cui è frontman nonché indiscusso capo carismatico. Un gruppo che ha all'attivo un demo ed un Ep (o meglio, il Ronta Ep), un gruppo che se non se ne esce con un disco a breve mi incazzo. Ne è venuto fuori qualcosa di grande tra di noi, che non potrai cambiare mai, nemmeno se lo vuoi. Ed è uscita pure fuori la bomba finale, una gustosa notizia in anteprima riguardante questo sito.
Ecco nuda e cruda la cronaca di come sono andate realmente le cose.
Accento Svedese: Vorrei ringraziarti per avermi concesso l'intervista ma non posso, altrimenti poi mi accusano di fare marchette. Ed allora vengo subito al dunque. Qual'è la vostra fonte di ispirazione principale? ma soprattutto, com'è stato partecipare (anche se solo da comparse) al video di Mezzo Pieno Mezzo Vuoto di Max Pezzali?
Zonda: Una fonte di ispirazione principale non esiste. Seguo tante cose che mi piacciono. Diciamo che, nel mio periodo di formazione creativa, taaaanto tempo fa, rimasi colpito da un saggio di Edgar Alan Poe. Nel saggio Alan, posso chiamarlo Alan?, diceva di partire da una singola emozione che era stata in grado di colpirlo radicalmente per poi costruire un racconto o una storia attorno ad essa. Rimasi colpito quando lessi l'introduzione del "Nome della Rosa". Umberto, posso chiamarlo Eco?, ecco.. Eco aveva agito nella stessa maniera. Voleva tanto tanto parlare di un frate assassinato in un monastero, e così si e' spinto a creare tutto il libro, di cui nel 1997 abbiamo usufruito io e combriccola per giocare a calcetto sotto i portici a mezzanotte. Morale della favola? Scrivo musica da prendere a calci. Non ho mai conosciuto direttamente Max Pezzali, e comunque non ci tengo a parlare di quel video.
Accento Svedese: E prendere a calci Max Pezzali mentre legge un libro di Eco?
Zonda: La ringrazio! Parlare di Max che legge Eco e' come parlare del sesso di Scott Matthew d'altronde...
Accento Svedese: Comunque, quando ascolto la vostra musica mi piomba addosso un certo buonumore. Avete il potere di risollevare la situazione, di tirare su il morale anche a chi di solito ascolta Nek. È un effetto voluto o è solo fortuna?
Zonda: Guarda. È una cosa molto strana. Ho incominciato a scrivere le canzoni per il nuovo progetto, temporaneamente chiamato "Febrero", in un periodo molto molto triste. Per ora sono arrivato alla quattordicesima traccia da includere nel plausibile progetto, e ci sono solo due ballad un po' tristi e qualche canzone moderatamente melanconica. La cosa mi ha piacevolmente stupito, ma ora e' un problema per Mic Starr, che si lamenta di non avere sufficiente resistenza per riuscire a riproporre dal vivo tutti i brani di filata! Io, d'altronde, non l'ho mai visto cedere, quindi confido nel potere delle sue bacchette magiche...
Accento Svedese: Quindi il progetto Tiny Tide è nato con preciso scopo: competizione con Claudio Baglioni per darti fastidio. O per lo meno le malelingue dicono così...
Zonda: No. Non c'entra nulla. Lui ha una bella voce e canta in Italiano
Accento Svedese: Cosa pensate prima di salire sul palco in occasione di un concerto?Mike Patton diceva di avere un'erezione un attimo prima, voi come replicate?
Zonda: Potremmo regalare a Mike Patton un tostapene! Io non penso mai a nulla. Suonare dal vivo mi riempie sempre di gioia, Mic e Manuel da fuori alcuni attimi prima sembrano un po' nervosetti, ma poi tirano fuori una grinta incredibile fin dalle prime note. Dendrix, beh, non vede l'ora di polverizzare il pubblico con la sua chitarra alla stregua di Brian May nel video di "Invisible Man"! Ci divertiamo!
Accento Svedese: Ah, i Queen...che gruppo di merda! Per me loro non si divertivano nemmeno a suonare dal vivo. Scherzi a parte, vorrei vedervi al più presto dal vivo. Prossime date in programma ?
Zonda: Ne e' saltata una giusto oggi! Al Lego di Cesena suoneremo assieme ai Ladybird, un gruppo di attitudine picaresca che viene da Parigi, con cui abbiamo condiviso la stessa compilation edita da Bon Vivant Records. Da definirsi altre date nel circondario e una improbabile capatina verso il Sud Italia.
Accento Svedese: Comunque vi ho sentito solo su disco e dalla vostra musica si capisce benissimo che ci credete. E se per caso domani vi capitasse di svegliarvi e scoprire che siete in heavy rotation su Mtv, tu caro Zonda come reagiresti? io personalmente andrei in giro in strada nudo ad esultare come ho fatto quando hanno chiuso RockFm, sarebbe un momento storico...
Zonda: Piacerebbe molto al nostro batterista, che e' ossessionato dal "Traguardo MTV". A me, sinceramente, non fa nessuna differenza. Tanta gente è passata per MTV per essere dimenticata come una cometa da lì a poche ore. Credo di più nelle nicchie, negli ascolti, nei momenti piccoli ma eterni ed importanti, nelle feste e nelle canzoni canticchiate in macchina.
Accento Svedese: Concordo totalmente con il tuo pensiero, ed aggiungo che credo anche in cose come questa e questa che sono state meteore su Mtv ma che continuano ad essere sparate a palla nello stereo della mia auto, come se 9 anni non fossero mai trascorsi. Che ne pensi della legna? È troppo truzza o vale la pena di viverla nella sua interezza?
Zonda: Ecco. A questo punto MTV voglio evitarla come la peste preservando il ricordo prezioso di quello che mi capitava di vedere di piu' positivo nel 1997, quando si prendeva in chiaro quella londinese su Tele+3. La legna? Ottima per tenere caldo.
Accento Svedese: Il fatto che tu abbia ricordato gli eroici tempi in cui Mtv London si prendeva in chiaro su Tele + 3 ti salva dalla mia ira. Ricordo epiche maratone notturne per guardare Headbangers Ball mentre gli altrii miei amici si guardavano gli spogliarelli notturni sulle tv private. Lo trovi normale o ero troppo fuori dagli schemi?
Zonda: La normalità è un concetto noioso e superato.
Accento Svedese: Ma soprattutto è un concetto relativo. Ciò che può essere normale per me può essere strano per un altro. La normalità non esiste
Zonda: Chiaro! La normalità è un'invenzione del mercato
Accento Svedese: Il libero mercato in Italia non esiste.
Zonda: AHAAH! È vero!
Accento Svedese: Domanda scottante: che ne pensi della Scena indie nostrana?
Zonda: LA ADORO, ritengo che da tre anni a questa parte stiamo decisamente vivendo in un bel posticino...
Accento Svedese: Pure io la adoro e mi sento parte integrante. Adoro essere presente, mi metto in un angolo e fingo di divertirmi, fotografo e ti fotografo. Comunque sono usciti gruppi interessanti che nessuno si caga e ciofeche che vengono pure intervistate da Panorama. E qui ci sta la domanda spudorata: che ne pensi dei Ministri? Senza autocensure, tanto al massimo con i loro potenti mezzi non vi fan più suonar in giro...
Zonda: Non li conosco, non li conosco sul serio. Sono nuovi?
Accento Svedese: Non ti dico chi sono perché voglio risparmiarteli. Li ho sentiti dal vivo e mi han fatto venire in mente una versione anabolizzata delle Vibrazioni. Sono ancora traumatizzato.
(In realtà sono solo invidioso perchè loro sì ed io no..)
Accento Svedese: L'intervista sta venendo un delirio. Andiamo avanti o la concludiamo a sopresa qui?
Zonda: Facciamo rewind e la rifacciamo da capo? XD XD XD
Accento Svedese: Cosa fatta capo ha, o giù di lì. La concludiamo qui, mi voglio vendicare perché all'Hana-Bi hai hai sentito odore di cipolla e non hai voluto rispondere alle nostre domande. Be Kind Rewind, direi.
Zonda: MA NON E' VERO! Dai. Facciamo la domanda finale allora.
Accento Svedese: Ok, domandone finale anche se sta per finire la bobina del registratore. Ringo Dj viene ad un vostro concerto ed alla fine vi fa pure i complimenti, provandoci spudoratamente con una vostra amica Che fai? Lo meni, fingi di svenire o semplicemente gli dici che è vecchio ed è ora di smetterla di fare il giovane?
Zonda: Gli dico di riprendersi. Noi non abbiamo amiche.
Accento Svedese: Non voglio più amici, voglio solo nemici. Grazie mille per l'intervista e per la pazienza, verrai adeguatamente ricompensato non appena verrà nominato direttore del sito Giuliano Ferrara. Questione di giorni e poi ti arriveranno un pacco di euro, che ti verranno consegnati in una busta gialla.
Ecco, la Bomba. L'occasione che ti cambia per sempre la vita. Non avrei dovuto dirlo ma mi è scappato. Il nuovo direttore di questo umile sito sarà Giuliano Ferrara. Le cose o si fanno per intero o non si fanno proprio, e chi meglio di Giulianone potrà procurarci i contati giusti in campo musicale, politico e culinario? Rockit ha Carlo Pastore e Johnny Dorelli (pardon, Sandro Giorello)? Noi rispondiamo con Giuliano Ferrara, che data la stazza fisica vale per quattro. Svolta neo-con per Spadrillas in da mist? Nessuna paura, ci verrà lasciata massima autonomia. Avremo solo maggiori mezzi a disposizione e migliori agganci, e riusciremo dunque a sopperire ai continui boicottaggi che ci troviamo a dover subire molto spesso.
Chi non si venderebbe al miglior offerente in casi del genere? Non siamo da condannare, abbiamo solo scelto la vita.
mercoledì 3 settembre 2008
Stasera pago io
E' in edicola il #200 di Rumore
En verità vi dico: oltre al pezzo di Andrea Pomini sul Festival della Sub Pop, a Maurizio Blatto che come al solito gigioneggia parlando dei Ministry (quelli con la Y, non quelli milanesi con la "I"vestiti per metà da Napoleone) e di Bo Diddley su Retropolis salvo il quasi nuovo acquisto Daniele Ferriero che parla del Supersonic fest e Raoul Duke perchè è amico di quelli di Solo Macello. Per il resto oltre a ciò e alla mia rubrica tutto è già stato detto e scritto. Cerati parla di Fratello Metallo, Mario Capanna dei Dirtbombs, Manuel Graziani della Tornado Ride Records di cui ho parlato io mesi fa (ma mi sa che pochi dei collaboratori di Rumore leggono interamente la rivista), altri scoprono Congorock dopo che ne ho parlato mesi fa io (e lui visto che non lo conoscono giustamente romanza sulla sua biografia dichiarando di "essere cresciuto in mezzo a rave illegali" mentre anche chi va con Carlo Pastore al Miami sa che Rocco più che altro è un panc che ha cambiato la sua chitarra con due piatti perchè si è stufato di una certa sinistra antagonista che poi ci fa perdere le elezioni).
Vi faccio un piacere e posto la mia rubrica di seguito, scrivete a Pomini, Blatto e Ferriero e chiedetegli di inviarvi il formato .doc dei loro pezzi e avrete risparmiato 5 euro. Togliete 5 euro dalla cifra che ho appena scritto e avrete il mio compenso finora percepito per i 24 mesi da collaboratore della rivista.
E non pensate che sia un furto alle opere di ingegno altrui se qualcuno mette in rete la mia rubrica. Offro io.
(In questo post non è possibile commentare perchè non siamo in democrazia)
In questa rubrica, per bene che mi vada, la vita è una noia sconfinata.
In questa rubrica, nulla, assolutamente nulla, riguarda la demokrazia.
Dunque, a tutti i critici musicali ganzi che non hanno paura né delle responsabilità né delle emozioni sconvolgenti, non rimane che rovesciare la redazione, eliminare il sistema dominante, istituire l’automazione completa e distruggere la critica musicale as we know it. In questo senso il varco aperto dal debordiano e debordante detournement dalla compagna Mara Poma-Cagol è un colpo al cuore al compromesso storico fra i vari partiti della fermezza e della trattativa che almeno da dieci anni a questa parte dividono e imperano nelle redazioni delle testate musicali italiche. La storia non si può fermare: come profetizzato dal visionario critico francese Jean Artur Compagnonì sul suo profetico blog (sniffinglucose.blogspot.com) la morte della critica musicale come la conosciamo è imminente.
Questa volta non è fiction: quelle che seguono sono le recensioni degli ultimi supporti fonografici decenti, poi la profezia della fine della storia della critica musicale si avvererà: in questo senso il mio ruolo dialettico (e dialettale) di avanguardia storica è esaurito. Ora sta alla leviatanica redazione prenderne atto e trasformare la rubrica in una sintesi di danza e militanza ganza. Per quel che mi riguarda dopo due anni passati a scrivere questa rubrica ho il vuoto nella testa, mi muovo poco e male, fuori da tempo e storia. Quello che verrà dopo solo Wikipedia lo può dire: il passato è afflosciato, il presente è un mercato: fatevi sotto e occhio agli spacciatori e occhio agli zuccherini, altrimenti farete la fine di Pippa Bacca. Neither Moscow nor Washigton, no east no west (e capello alla Joey Tempest come predica il Daniel Johnston dell’hip hop nostrano Metal Carter), lunga vita alla nuova carne e a Beatrice Finauro (myspace.com/tigearbea), muoia la figura del critico musicale part-time con tutti i filistei!
Visti gli scenari apocalittici che si delineano all’orizzonte non si può che iniziare con i sette squilli di tromba annuncianti carestia, guerra, Prurient e morte degli Slave Auction (myspace.com/slaveauction), progetto noise nato dall’incontro dei due intestatari dei soloproject Kirchner (myspace.com/isidoreducasse) ed Eugenio Maggi aka Cria Cuervos (myspace.com/sileat). Questa è gente che ha collaborato col sommo Maurizio Bianchi e che bazzica questi impervi terreni con Radical Matters, Werewolf Jerusalem…robba per tipi con lo stomaco forte insomma. Visto che oramai i Sunno))) sono stati sdoganati anche da XL osate ancora di più e provate ad affrontare gli allucinanti drones di questi due fuorisede di bolognesi atipici. Niente sole e divertimentu come nellu Salentu, questi sono soundystems che annunciano i combattimenti escatologici che porteranno alla fine della critica musicale e alla chiusura delle facoltà di Lettere e Filosofia e del DAMS, e in quanto tali vanno aprioristicamente apprezzati.
Giusto per fare riguadagnare un po’ di credibilità alla rivista I take the blame dicendovi che anche io sono caduto nella trappola del fake e ora faccio mea culpa: mi faccio la spia da solo, sono un cialtrone ripugnante come Fracchia. La recensione di Humpty Dumpty (myspace.com/dumptyhumpty) che scrissi nell’Aprile 2007 si basava sull’ascolto di un cd che quei velveteen underground dei Gringoise (myspace.com/gringoise) mi avevano situazionisticamente inviato sotto mentite spoglie. Tra l’altro, come un giornalista che si rispetti il disco non l’avevo neanche ascoltato, stroncandolo solo per il gusto di farlo. Ma il buon Alessandro Calzavara è uomo sicuro dei suoi mezzi e oltre a non aver denunciato il fattaccio al tempo mi ha pure mandato il suo secondo cd, Q.b. Faccio tesoro dell’esperienza e passo oltre i pregiudizi della forma con cui Humpty Dumpty decide di esprimersi: palesi le influenze, in questo concept album misogino che non è chiaro se poi lo sia davvero (cit.), del Turi di “Tutta Colpa delle Donne” e del Club Dogo (“Vecchi sottogretari, pezzi di Briatori cinquantasettenni”); l’unico passo falso è il dissing a Miss Violetta Beauregarde , figlio del myspace-lag (e manco a dirlo è il suo pezzo più clicckato: contrappasso o detournement?) e che francamente lascia il tempo che trova (ma c’è qualcuno che dissente, vedi la recensione dei minus habens di kronic.it che definiscono Sai Violetta “descrizione di una delle figure svampite di una generazione sempre più vuota”: che dire, complimenti al loro pusher di I-Doser). Per il resto le sue divagazioni low-fi spocchiose funzionano alla grande, praticamente come se i Baustelle diventassero improvvisamente simpatici: talmente serio da risultare faceto, talmente snob da risultare un populista che, come un Di Pietro dell’indie, riscuote consensi fra gli orfani di una certa critica militante. Ho disprezzato prima e ora compro, me ne rendo conto: lascio a voi il giudizio, il mio compito di avanguardia è quello di indicarvi il sendero luminoso. Ascoltare Humpty Dumpty per me è come l’America per Baudrillard: una forma spettacolare di amnesia, tutto da scoprire, tutto da cancellare. Love it (8) or leave it (3).
Gia il fatto che gli Eat The Rabbit (myspace.com/eattherabbit) raggiungano a malapena i sessanta anni in tre mi riconcilia con la musica suonata: basso e Korg sopra le righe a battere il tempo; batteria secca e adrenalinica, doppia voce screameggiante alla Blood Brothers periodo 31G (quindi senza raggiungere le vette da checche isteriche che hanno decretato l’inevitabile declino di una certa musica che esibiva la sassyness come garanzia di qualità), una insana passione per quel garage punk danzereccio e sbarazzino di scuola GSL dei tempi che furono…il tutto senza le pretese pseudo intellettalluoidi finto Beat Happening o le pallose ridondanze nowave (ma de che?) di gruppi a loro assimilabili e di cui taccio il nome perché questo mese sono magnanimo. E se Moz giustamente ascoltando le Amavo o i Dada Swing ha perso la sua fiducia nella womanhood questi Pretty boys coi loro quindici minuti di musica fanno buche e mi ridanno fiducia nella brotherhood: se gli Youth of Today avessero ammesso la loro palese omosessualità oggi suonerebbero così. Li vedrei bene su una etichetta yankee minore ma cool, tipo
Dovessi fare un dj set in spiaggia un giorno di fine dell’estate metterei all’inizio gli Eat The Rabbit e in chiusura i kindergarten beats dei French Fries (myspace.com/havefrenchfries), duo violino-chitarre-laptop (no: non sono simili ai My Awesome Mixtape) da Pesaro, per quel che riguarda città oramai a marchio DOC. Il loro cd è da ascoltare quando in spiaggia gli ombrelloni non ce ne sono più; è un the sound dei gabbiani che arrivano in città to come (giurerei tra l’altro che qualche effetto di synth citi Giuni Russo e/o i Righeira). Paraculi e pop nel senso positivo del termine, anche quando provano sperimentazioni più ardite: se non è un buon segnale questo…ecco come giocare con le onde trendy dell’elettronica a bassa fedeltà senza esserne travolti. In attesa che dalle scuole materne i loro battiti crescano e diventino adulti (8) pieno per loro.
Chiudo con i White Pagoda (myspace.com/whitepagoda) che, lo dico tranquillamente, ottengono la recensione per l’insistenza e per l’humiltè dimostrata oltre che per la pochezza degli altri cento cd che mai ascolterò e che prendono la polvere sugli scaffali. Il più classico dei cd “tre accordi e via andare” che non può che valergli, per la scarsa novità della proposta un (6) che però vale molto di più: vuoi perché viviamo in una ice age in cui è diventato facile rendere indigesto anche il verbo Devoto (nel senso Howardiano del termine) dei fratellini newyorkesi, vuoi perchè la necrofilia musicale non va sanzionata se produce i risultati raggiunti dai venti minuti passati seduti sul sofà in fiamme dei potenti poppers toscani…e per questo mese è quanto.
Un occhio al santino di (Net Wet) Kojak e uno al vostro drink forte e vigoroso prima di uscire
Voster semper Voster,
Er-P