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domenica 29 novembre 2009

Tutto torna, tutto torna (Everything Counts in Large Amounts)












Son più o meno dodici mesi che mando mail ai tipi di Rolling Stone per chieder loro di scrivere per loro ma non succede nulla. Niente, non si degnano nemmeno di rispondere nonostante il materiale che sottopongo loro sia tutto di un certo livello (tra l'altro, anche se non lo dovrei dire è tutta roba interamente copiata da vecchi libri di Mughini – spero che il buon Giampiero non me ne voglia e lo prenda come un omaggio ad uno dei più grandi intellettuali italiani, visto che non ho un soldo e non posso pagargli i diritti d'autore). All'apparenza dietro questo ostracismo non c'è un motivo preciso (ho sempre cercato di fare pubblicità a Rolling Stone fin dalla creazione della rivista, ho spinto molti eventi da loro organizzati e soprattutto l'ho fatto gratis), ma riflettendoci sopra un attimo è facile capire perché non mi filano di striscio: perché non sono di Milano, con tutto ciò che ne consegue in termini socio-politico-culturali.

È semplice anche se è dura da accettare: se sei di Milano (anzi, se ti sei trasferito a Milano – visto che ormai i milanesi d.o.c. non esistono più) ti si aprono tutte le porte, se non lo sei ti prendono tutti a pesci in faccia. È un assioma di questi Anni Zero, è una situazione che negli ultimi anni ha tarpato le ali a tanti talenti in erba bruciando per sempre tutti i loro sogni e le loro speranze. Prendiamo il caso dei local heroes comacchiesi Lodo Basturk, due ragazzi che sapevano di vita vissuta, roba e fica e soprattutto che già nel 1994 suonavano la stessa identica electro tunz-tunz che oggi suonano i celeberrimi Bloody Beetroots. All'epoca non se li è filati nessuno perché erano di Comacchio ed erano cresciuti a penne in scooter e risse da calcio dilettantistico, ma se si fossero trasferiti a Milano ed avessero ottenuto il supporto della Diesel Jeans in luogo della meno famosa Metan Jeans (l'ormai defunta casa produttrice d'abbigliamento che li ha seguiti passo dopo passo nella loro breve carriera musicale) le cose per loro sarebbero andate molto, molto diversamente. Il loro unico parto discografico Two Boys, A Rape and Some Twisted Oscillators sarebbe sicuramente entrato nella storia della musica moderna, il sito-innominabile-che-si chiama-come-una-hit-anni-ottanta-di-Herbie-Hancock riconoscerebbe che Romborama è in tutto per tutto un plagio di quell'ineguagliato capolavoro e Bob Rifo sarebbe a fare l'operaio in Cina per conto della Diesel (ovviamente con lo stipendio di uno sfruttatissimo operaio tessile cinese). Ma era il 1994, Berlusconi scendeva in campo e la gente non aveva ancora capito l'importanza di essere dislocati a Milano per poter garantire maggiore visibilità alle proprie produzioni artistico-letterarie. La gente arriva sempre tardi, soprattutto quando ha vissuto un 1994 da leoni. È stato Berlusconi con la sua entrata in politica a rendere fondamentale l'essere di Milano per avere visibilità.

E si torna sempre lì, al 1994. Rolling Stone in Italia non esisteva ancora, eppure questo mese (o lo scorso mese? o il prossimo? quando c'è Rolling Stone di mezzo si entra in un limbo temporale in cui a settembre esce il numero di ottobre, ad ottobre esce quello di novembre e a novembre esce un numero di quindici anni prima – con entrata in politica di Berlusconi e tutto quanto) la rivista è interamente dedicata al 1994 – con recensioni di dischi di oggi che potevano essere anche dischi dell'epoca, interviste a personaggi caratteristici di quell'annata ma che sono caratteristici anche oggi, presentazioni di capi d'abbigliamento-tipo ecc ecc. Tutto facendo finta di essere nel 1994, tutto forzando la mano fino ad ottenere una cosa più finta dei capelli di André Agassi pre-calvizie. La mossa di Berlusconi rockstar dell'anno ha prodotto risultati talmente grotteschi che sono praticamente certo che la rivista questo mese (o lo scorso, o quindici anni fa – tanto è lo stesso perché Berlusconi è rimasto fermo al 1994) avrà venduto migliaia e migliaia di copie in più, perché in Italia le cose grottesche vendono di più, soprattutto se gli acquirenti hanno vissuto il 1994 in posizioni di retroguardia, senza maturare quel bagaglio di esperienze necessario a capire bene perché quell'annata condiziona ancora oggi la vita degli italiani. Noi di Spadrillas in da mist avremmo fatto sicuramente meglio perché sappiamo, solo che non siamo di Milano e dunque ci snobbano.

Ma in fondo, chi se ne importa se gente che mette Papa Ratzinger al terzo posto nella classifica delle rockstar dell'anno perché non ne sa si prende anche il lusso di non rispondere alle mail? Tra l'altro Rolling Stone è pieno di pubblicità della Diesel Jeans, dunque tutto torna.

(Ill Bill will have his revenge on Milano)

Nel 1994 quando Berlusconi è sceso in politica ed involontariamente ha ispirato questo numero di Rolling Stone me lo ricordo dove ero: a Lido Delle Nazioni da Ciliegia con il cugino di Accento Svedese e un paio di amichetti miei della Copparo Violenta. Avevamo un appartamento in affitto per le vacanze e io sono scappato via prima per evitare di pagare la penale perché dei milanesi ci avevano tirato un magnum nell’appartamento perché tifavamo Brasile per la finale mondiale. Duecentomilalire di danni che non avevo. Ho ancora copia della denuncia ai carabinieri di Lagosanto in cui identifico in Carlo Antonelli, Fabio De Luca e Paola Manzonii gli autori dell’insano gesto. Oltre a far denuncia ai carabinieri gli abbiamo pedinati fino da Ciliegia e gli abbiamo fatti pestare da certi amichetti nostri di Comacchio perché c’era il gemellaggio. Ora si dà il caso che i tre personaggi sopra citati siano tutti e tre redattori di Rolling Stone, per cui c’hanno copiato l’idea di fare un numero monografico su Berlusconi. Solo che la nostra idea era una figata mentre il risultato finale del numero di Rolling Stone di questo mese, o del mese scorso, o dell’anno scorso (non si sa che mese è quando di parla dei numeri di Rolling Stone) è una merda edulcorata solo come una redazione di un giornale come Rolling Stone con sede a Milano può fare. Vice con sede a Comacchio potrebbe shockare, se metti la sede a Milano puoi giusto impressionare qualche hipster dell’ultim’ora. Mentre loro parlano di Sasha Grey che all’epoca non faceva ancora le pompe a vincent Gallo i nostri amici imitavano il Rocco nazionale con delle 17 enni milanesi in vacanza in cerca di emozioni forti e nuovi modi di farsi uno shampoo estremo . Mentre loro parlano delle fanzines contro Noyz Narcos noi facevamo le fanzines contro Asia Argento sognando di farle shampoo estremi e diventavamo oggetto di tesi di laurea . Ci hanno copiato, e una analisi acuta ci aiuta a capire che nascere a Milano compromette l’avvenire. D’altronde nelle loro finte recensioni stroncano un album degli Slayer. Dovessero tornare al Lido Delle Nazioni a mangiare la piadina da Ciliegia prenderebbero ancora le sberle che hanno preso 15 anni fa dopo averci buttato vigliaccamente un magnum nell’appartamento, a tradimento. Copparo e Comacchio non dimenticano dove eravate nel 1994, e chi eravate. Non importa che abbiate il controllo dei media, vi abbiamo visto nelle nostre cantine che sparavate cazzate e meritavate pappine , come dicono i nostri amici b-boyz di Bergamo. C’è poco da fare, prima o poi tornerete in Lungo Mare Italia a Lido delle Nazioni, e noi saremo lì, a ricordarvi che 15 anni fa prendevate le sberle perché siamo nati sul Po, non sull’Hudson. Spadrillas non ha paura e vi farà tottò sul sederino, come ai bei tempi (citazione musicale colta). Perché nel 1994, quando i fan ravennati dei Biohazard come questi qui con la canotta del bad boy club tentava di ficcarci un gomito in faccia chiamandoci ricchioni a noi bastava dire che eravamo gemellati con Comacchio per farli desistere, voi invece vi vendicate 15 anni dopo dei troppi pugni presi che a nessuno li avete mai resi scrivendo recensioni false. Verrà l’estate e noi saremo lì, ad aspettarvi, sul Lungo Mare Italia.

giovedì 11 settembre 2008

BUFALE

Chi è Frankie Artusi? Io lo conosco, è un tipo a modo e soprattutto organizza falò in spiaggia niente male. Ma non è questo il punto, il punto è che cenare dai Fratelli La Bufala a Ferrara prima di andare ad un suo falò è una bella esperienza, ma soprattutto mangiare una enorme mozzarella di bufala con verdure assortite è pura cultura dello sballo. Ottimo antipasto prima di mangiare una succulenta pizza, costa 15 euro, pesa almeno 1600 grammi ed ha un volume pari a quello del ventre di Ciccio Valenti – ingiustamente censurato da Italia 1 e dunque martire del Pensiero Unico Berlusconiano, il ventre molle dell'Italia.
La tagli e scende il latte, ha una certa consistenza e riesce ad essere nello stesso istante morbida e solida, timida e rude, leggera e sostanziosa. È talmente buona che le faresti un buco al centro e la utilizzeresti come improbabile fonte di piacere sessuale. È enorme e fatichi a finirla, ma ne vale la pena anche solo per il fatto che poi hai le energie ad affrontare una lunga serata in spiaggia intorno ad un fuoco, con musica che parte legna e diventa reggae, con tutto ciò che ne consegue. Tu te ne vai per fare una puntatina al Barracuda ma poi non hai il coraggio di andarci veramente ed allora te ne torni a casa, ascoltando in loop Dig Your Own Hole dei Chemical Brothers mentre parli con i tuoi compagni di viaggio di quanto sia alla frutta l'Italia dal punto di vista socio-politico-culturale.
Ed allora Ciccio Valenti diventa veramente un simbolo, l'esatta personificazione di tutto ciò che l'Italia e gli italiani si trovano a dover subire (in taluni casi per loro consapevole scelta). Un uomo che lavora (e lo fa bene) che si vede chiudere il proprio programma perché infastidisce il manovratore ed alcune organizzazioni ad esso direttamente o indirettamente riconducibili. Puro dramma, una vicenda che ti fa piangere e pensare allo stesso momento, una vicenda che in momenti come questo potrebbe capitare a chiunque
Mangiamoci dunque sopra mozzarelle di bufala e non pensiamoci troppo. Pensare è pericoloso ed è uno spreco di energie. Che l'ignoranza trionfi ovunque.
(voto 4,5 cucchiai su 5)