Un monumento alla calda estate del 1996. Un disco da qui e ora, con tutto ciò che ne consegue. Una delle copertine più brutte che io ricordi. Due giovani come noi. L'urgenza tipica di chi ha tanto da dire ma non sa nemmeno come fare. Croce e delizia, mestiere e furbizia. J Ax e Dj Jad mai più a livelli così stellari. L'Interstellar Overdrive degli Articolo 31. Il capolavoro di due ragazzi milanesi che sanno che dopo questo nulla potrà più essere come prima.
Sembra ieri ma sono già passati dodici lunghi anni. Così com'è è uscito nel 1996 ed è riuscito a proiettare nell'immaginario collettivo gli Articolo 31 come IL gruppo hip hop italiano per eccellenza, e nulla, proprio nulla sembra essere in grado di modificare questo dato di fatto. Prodotto dalla vecchia volpe Franco Godi, Così com'è è un disco furbo, che scimmiotta l'uno dopo l'altro i modelli americani allora in voga (gangsta, g funk, r'n'b, hardcore) ma infila nel mazzo qualcosa di italianissimo (samples presi in maniera forzatissima da brani di Lucio Dalla e Rino Gaetano, gusto per le melodie più facili, riferimenti alla realtà italiana in generale e milanese in particolare) tanto per poter dire “siamo italiani e sfidiamo il ridicolo chiamando il nostro genere Spaghetti Funk, e non ce ne frega nulla”. Un disco che poteva uscire solo in quel determinato periodo e non in nessun altro, un opera che aveva senso solo in quei giorni ed oggi non avrebbe nessun senso, o forse che ha senso anche oggi proprio perché aveva senso solo all'epoca dell'uscita.
Ed allora via con coraggiosi testi di denuncia sociale (2030, un brano con il quale gli Articolo 31 hanno dimostrato di aver capito con largo anticipo quale sarebbe stato il futuro della società italiana, che si è preso pure il lusso di arrivare in arrivare in anticipo di ben 22 anni rispetto a quanto era stato profetizzato dai due geniacci milanesi), via con la descrizione dei disagi e dei problemi che il ventenne-tipo di quegli anni ruggenti si trovava suo malgrado ad affrontare (Il Funkytarro, Con le buone, L'impresa eccezionale), via con il divertimento spensierato a tutti i costi (Tranqi Funky), via con un racconto della dura realtà della periferia milanese (Fatti un giro), via con un rispettoso omaggio ai parenti anziani (Gigugin), via con il lato più giocoso dell'amore e di tutto ciò che ruota attorno al suo universo (Così e cosà, Domani, Latin Lover). Non una caduta di stile, non una sbavatura. Grandissimi, ed il bello di tutto questo è che con un disco del genere gli Articolo sono riusciti nella non facile impresa di rendere importanti le cazzate e, contestualmente, a rendere cazzate le cose importanti, guadagnandoci sopra pure un sacco di soldi. Il che francamente non è cosa da tutti. Bisogna essere dei veri Artisti per farcela, loro ce l'hanno fatta e dunque sono veri Artisti - con la A maiuscola alla faccia di tutti gli indie-snob che poi si annoiano ai concerti ma non lo vogliono dare a vedere.
Così com'è è un disco pazzesco ma è anche il disco che ha chiuso virtualmente la loro carriera. Dopo di questo infatti hanno provato a guardare avanti e a proseguire, ma non sono mai più riusciti a toccare i livelli di eccellenza raggiunti in quell'estate torrida. In un crescendo di sconforto e palpabile imbarazzo, ci sono stati dischi sempre più incerti e balbettanti, crisi personali, la scoperta dei famigerati Gemelli Diversi (forse la vera nemesi degli Articolo 31), film di dubbio gusto (Senza filtro), calvizie galoppanti, forzatissime svolte rock, creste, dreadlocks posticci, ospitate a tristi programmi rievocativi degli anni novanta, scappatelle soliste ed infine uno scioglimento senza motivi apparenti (con relativa reunion d'ordinanza in occasione di un Mtv Day) che ha lasciato letteralmente sbigottiti i fan del gruppo. Ma non ha lasciato sbigottito me che, visto come hanno scelto di proseguire il discorso, ho sempre pensato che gli Articolo 31 avrebbero dovuto fermarsi dopo quel disco, e risparmiarci l'agonia di ciò che è venuto dopo.
Sono partiti dal nulla ed hanno fatto il botto, poi hanno scelto di adagiarsi, rendendosi progressivamente conto che così non era più possibile andare avanti ed era tempo di dire basta. Una storia strappalacrime, di quelle che ci si potrebbe scrivere un libro e poi fare un film. Ma il mondo della musica è bello perché è fatto anche di vicende umane come questa, no?
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